giovedì 20 marzo 2014

Perchè dormiamo

Perchè dormiamo
#dormire #sonno #salute

Andare a letto a notte fonda e non riuscire ad addormentarsi. Non capire il perché ed innervosirsi. Se non capiamo perché non riusciamo a dormire è anche perché non conosciamo la ragione per cui abbiamo bisogno di farlo. Sappiamo che se non dormiamo, il sonno ci manca, e che per quanto cerchiamo di resistergli, alla fine ne saremo vinti. Nonostante da più di mezzo secolo si sappia che il nostro riposo si divide tra fasi di sonno a onde lente e fasi di cosiddetto sonno REM (Rapid Eye Movement), le ragioni del perché dedichiamo tanto tempo al sonno non sono altrettanto chiare. La ricerca sul sonno ci consente di formulare almeno qualche ragionevole ipotesi sulla funzione di questo stato in cui trascorriamo un terzo della nostra vita: la teoria prevalente sul sonno è che sia necessario al cervello. Un'idea dettata dal buon senso: chi non si sente più lucido dopo una bella nottata di sonno?nel trattamento di lievi stati d’ansia e dei disturbi del sonno.

Dal considerare il sonno alla stregua di altri adattamenti evolutivi, riconoscendogli la funzione di recupero energetico, ad un'idea di sonno attivo, caratterizzato da sotto-processi indispensabili per la vita dell'essere umano, tra le diverse teorie che tentano di spiegare perché l'uomo trascorra un terzo della sua vita dormendo, ecco alcune ipotesi che a molti esperti sembrano ragionevoli. Il Prof. William Dement, uno degli scopritori della fase REM, alla domanda perché dormiamo, risponde:

“Per quanto ne so, l’unica ragione scientificamente provata per cui abbiamo bisogno di dormire, è perché ci viene sonno”

La teoria prevalente sul sonno è che sia necessario al cervello. Un’ipotesi non solo dettata dal buon senso, ma anche dai progressi nella ricerca che hanno consentito di caratterizzare la natura del sonno a livello dei neuroni cerebrali. Il gruppo di ricerca del Prof. Giorgio F. Gilestro della School of Medicine and Public Health dell’Università del Wisconsin-Madison, in un recente studio pubblicato sulla rivista Science, afferma che il sonno, oltre ad essere promotore del buon funzionamento dell’organismo umano, servirebbe a "ricaricare" il cervello, preparandolo ad accogliere nuove informazioni. Per spiegare in che modo il sonno influisca sui processi cerebrali, i ricercatori hanno elaborato la cosiddetta teoria della omeostasi sinaptica: questa teoria, differentemente dalle ipotesi che sostengono che il sonno abbia una funzione nell’apprendimento, si basa sull’idea che il sonno permetta al cervello di riorganizzarsi dopo una dura giornata di apprendimento. Dormendo, le sinapsi riposerebbero, "assorbendo" le informazioni ricevute durante la veglia, per cui la funzione del sonno sembrerebbe essenzialmente quella di mantenere il cervello e tutte le sinapsi efficienti. Il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Robert Stickgold del Medical School di Harvard sostiene che almeno una delle funzioni vitali del sonno è legata all’apprendimento e alla memoria. Di recente, l’équipe ha sottoposto alcuni soggetti ad una serie di test che spiegano la funzione del sonno nella memoria e nell’elaborazione emotiva. Il sonno è fondamentale per integrare i nuovi ricordi con le conoscenze esistenti e per individuare quelle connessioni che da svegli non si era riusciti a cogliere. Che la formazione di nuovi elementi associativi e di nuove combinazioni sia in qualche modo legata alla creatività, lo dimostra anche lo studio condotto da Denise J. Cai dell’Università della California a San Diego. Analizzando le capacità creative di alcuni individui in situazioni diverse, la mattina, il pomeriggio immediatamente dopo un riposino, dopo un sonno con fase REM e uno senza fase REM, i ricercatori hanno scoperto che proprio la fase REM stimola la formazione di nuove reti nervose che creano relazioni tra idee che prima non erano collegate. Proprio come se il sonno REM fosse un momento di "eureka". Insomma, la prossima volta che cercate un’idea brillante, non affannatevi in pensieri e ragionamenti, piuttosto sognateci sopra!

La teoria prevalente sul sonno è che sia necessario al cervello. Un’ipotesi non solo dettata dal buon senso, ma anche dai progressi nella ricerca che hanno consentito di caratterizzare la natura del sonno a livello dei neuroni cerebrali.

Il gruppo di ricerca del Prof. Giorgio F. Gilestro della School of Medicine and Public Health dell’Università del Wisconsin-Madison, in un recente studio pubblicato sulla rivista Science, afferma che il sonno, oltre ad essere promotore del buon funzionamento dell’organismo umano, servirebbe a "ricaricare" il cervello, preparandolo ad accogliere nuove informazioni. Per spiegare in che modo il sonno influisca sui processi cerebrali, i ricercatori hanno elaborato la cosiddetta teoria della omeostasi sinaptica: questa teoria, differentemente dalle ipotesi che sostengono che il sonno abbia una funzione nell’apprendimento, si basa sull’idea che il sonno permetta al cervello di riorganizzarsi dopo una dura giornata di apprendimento. Dormendo, le sinapsi riposerebbero, "assorbendo" le informazioni ricevute durante la veglia, per cui la funzione del sonno sembrerebbe essenzialmente quella di mantenere il cervello e tutte le sinapsi efficienti.

Il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Robert Stickgold del Medical School di Harvard sostiene che almeno una delle funzioni vitali del sonno è legata all’apprendimento e alla memoria. Di recente, l’équipe ha sottoposto alcuni soggetti ad una serie di test che spiegano la funzione del sonno nella memoria e nell’elaborazione emotiva. Il sonno è fondamentale per integrare i nuovi ricordi con le conoscenze esistenti e per individuare quelle connessioni che da svegli non si era riusciti a cogliere.

Che la formazione di nuovi elementi associativi e di nuove combinazioni sia in qualche modo legata alla creatività, lo dimostra anche lo studio condotto da Denise J. Cai dell’Università della California a San Diego. Analizzando le capacità creative di alcuni individui in situazioni diverse, la mattina, il pomeriggio immediatamente dopo un riposino, dopo un sonno con fase REM e uno senza fase REM, i ricercatori hanno scoperto che proprio la fase REM stimola la formazione di nuove reti nervose che creano relazioni tra idee che prima non erano collegate. Proprio come se il sonno REM fosse un momento di "eureka". Insomma, la prossima volta che cercate un’idea brillante, non affannatevi in pensieri e ragionamenti, piuttosto sognateci sopra!


 Foto: Perchè dormiamo #dormire #sonno #salute  Andare a letto a notte fonda e non riuscire ad addormentarsi. Non capire il perché ed innervosirsi. Se non capiamo perché non riusciamo a dormire è anche perché non conosciamo la ragione per cui abbiamo bisogno di farlo. Sappiamo che se non dormiamo, il sonno ci manca, e che per quanto cerchiamo di resistergli, alla fine ne saremo vinti. Nonostante da più di mezzo secolo si sappia che il nostro riposo si divide tra fasi di sonno a onde lente e fasi di cosiddetto sonno REM (Rapid Eye Movement), le ragioni del perché dedichiamo tanto tempo al sonno non sono altrettanto chiare. La ricerca sul sonno ci consente di formulare almeno qualche ragionevole ipotesi sulla funzione di questo stato in cui trascorriamo un terzo della nostra vita: la teoria prevalente sul sonno è che sia necessario al cervello. Un'idea dettata dal buon senso: chi non si sente più lucido dopo una bella nottata di sonno?nel trattamento di lievi stati d’ansia e dei disturbi del sonno.  Dal considerare il sonno alla stregua di altri adattamenti evolutivi, riconoscendogli la funzione di recupero energetico, ad un'idea di sonno attivo, caratterizzato da sotto-processi indispensabili per la vita dell'essere umano, tra le diverse teorie che tentano di spiegare perché l'uomo trascorra un terzo della sua vita dormendo, ecco alcune ipotesi che a molti esperti sembrano ragionevoli. Il Prof. William Dement, uno degli scopritori della fase REM, alla domanda perché dormiamo, risponde:  “Per quanto ne so, l’unica ragione scientificamente provata per cui abbiamo bisogno di dormire, è perché ci viene sonno”  La teoria prevalente sul sonno è che sia necessario al cervello. Un’ipotesi non solo dettata dal buon senso, ma anche dai progressi nella ricerca che hanno consentito di caratterizzare la natura del sonno a livello dei neuroni cerebrali. Il gruppo di ricerca del Prof. Giorgio F. Gilestro della School of Medicine and Public Health dell’Università del Wisconsin-Madison, in un recente studio pubblicato sulla rivista Science, afferma che il sonno, oltre ad essere promotore del buon funzionamento dell’organismo umano, servirebbe a "ricaricare" il cervello, preparandolo ad accogliere nuove informazioni. Per spiegare in che modo il sonno influisca sui processi cerebrali, i ricercatori hanno elaborato la cosiddetta teoria della omeostasi sinaptica: questa teoria, differentemente dalle ipotesi che sostengono che il sonno abbia una funzione nell’apprendimento, si basa sull’idea che il sonno permetta al cervello di riorganizzarsi dopo una dura giornata di apprendimento. Dormendo, le sinapsi riposerebbero, "assorbendo" le informazioni ricevute durante la veglia, per cui la funzione del sonno sembrerebbe essenzialmente quella di mantenere il cervello e tutte le sinapsi efficienti. Il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Robert Stickgold del Medical School di Harvard sostiene che almeno una delle funzioni vitali del sonno è legata all’apprendimento e alla memoria. Di recente, l’équipe ha sottoposto alcuni soggetti ad una serie di test che spiegano la funzione del sonno nella memoria e nell’elaborazione emotiva. Il sonno è fondamentale per integrare i nuovi ricordi con le conoscenze esistenti e per individuare quelle connessioni che da svegli non si era riusciti a cogliere. Che la formazione di nuovi elementi associativi e di nuove combinazioni sia in qualche modo legata alla creatività, lo dimostra anche lo studio condotto da Denise J. Cai dell’Università della California a San Diego. Analizzando le capacità creative di alcuni individui in situazioni diverse, la mattina, il pomeriggio immediatamente dopo un riposino, dopo un sonno con fase REM e uno senza fase REM, i ricercatori hanno scoperto che proprio la fase REM stimola la formazione di nuove reti nervose che creano relazioni tra idee che prima non erano collegate. Proprio come se il sonno REM fosse un momento di "eureka". Insomma, la prossima volta che cercate un’idea brillante, non affannatevi in pensieri e ragionamenti, piuttosto sognateci sopra!  La teoria prevalente sul sonno è che sia necessario al cervello. Un’ipotesi non solo dettata dal buon senso, ma anche dai progressi nella ricerca che hanno consentito di caratterizzare la natura del sonno a livello dei neuroni cerebrali.  Il gruppo di ricerca del Prof. Giorgio F. Gilestro della School of Medicine and Public Health dell’Università del Wisconsin-Madison, in un recente studio pubblicato sulla rivista Science, afferma che il sonno, oltre ad essere promotore del buon funzionamento dell’organismo umano, servirebbe a "ricaricare" il cervello, preparandolo ad accogliere nuove informazioni. Per spiegare in che modo il sonno influisca sui processi cerebrali, i ricercatori hanno elaborato la cosiddetta teoria della omeostasi sinaptica: questa teoria, differentemente dalle ipotesi che sostengono che il sonno abbia una funzione nell’apprendimento, si basa sull’idea che il sonno permetta al cervello di riorganizzarsi dopo una dura giornata di apprendimento. Dormendo, le sinapsi riposerebbero, "assorbendo" le informazioni ricevute durante la veglia, per cui la funzione del sonno sembrerebbe essenzialmente quella di mantenere il cervello e tutte le sinapsi efficienti.  Il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Robert Stickgold del Medical School di Harvard sostiene che almeno una delle funzioni vitali del sonno è legata all’apprendimento e alla memoria. Di recente, l’équipe ha sottoposto alcuni soggetti ad una serie di test che spiegano la funzione del sonno nella memoria e nell’elaborazione emotiva. Il sonno è fondamentale per integrare i nuovi ricordi con le conoscenze esistenti e per individuare quelle connessioni che da svegli non si era riusciti a cogliere.  Che la formazione di nuovi elementi associativi e di nuove combinazioni sia in qualche modo legata alla creatività, lo dimostra anche lo studio condotto da Denise J. Cai dell’Università della California a San Diego. Analizzando le capacità creative di alcuni individui in situazioni diverse, la mattina, il pomeriggio immediatamente dopo un riposino, dopo un sonno con fase REM e uno senza fase REM, i ricercatori hanno scoperto che proprio la fase REM stimola la formazione di nuove reti nervose che creano relazioni tra idee che prima non erano collegate. Proprio come se il sonno REM fosse un momento di "eureka". Insomma, la prossima volta che cercate un’idea brillante, non affannatevi in pensieri e ragionamenti, piuttosto sognateci sopra!

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