Addio insonnia
#insonnia
Italiani al lavoro alla "macchina del sonno"
Onde lievi e indolori invate al cervello
Sogni d’oro grazie a una corrente lieve e indolore sul cervello. Per chi soffre di insonnia in futuro potrebbe essere questa la soluzione, un dispositivo portatile che invia le “onde” giuste per addormentarsi. A questa specie di “macchina del sonno” stanno lavorando ricercatori italiani coordinati da Luigi De Gennaro, docente di Psicologia alla Sapienza università di Roma, e Paolo Maria Rossini, docente di Neurologia all’università Cattolica di Roma, insieme a esperti dell’Istituto di neurologia del Policlinico Gemelli di Roma e all’associazione Fatebenefratelli per la ricerca.
I risultati preliminari del progetto di ricerca saranno presentati nel corso del XIV Congresso della Società europea di neurofisiologia Clinica, organizzato dai neurologi della Cattolica Paolo Maria Rossini e Vincenzo Di Lazzaro, in programma fino al 25 giugno al centro congressi Europa dell’ateneo capitolino. In Italia soffre di insonnia il 10-20% della popolazione.
Nel corso della sperimentazione un gruppo di giovani a cadenza settimanale dorme nel laboratorio di Psicofisiologia del sonno dell’Università La Sapienza di Roma: l’obiettivo è verificare se l’applicazione di una piccola corrente indolore al cervello, attraverso uno strumento che si appoggia sullo scalpo, sia in grado di regolare l’addormentamento e quindi indurre il sonno.
La Stimolazione transcranica in corrente continua (Tdcs) è una tecnica già molto usata a livello sperimentale - ricordano i ricercatori della Cattolica - ed è in grado, applicata nei punti giusti, di “sparare” senza alcun danno stimoli elettrici inibitori o eccitatori al cervello.
I volontari, giovani fra i 22 e i 28 anni, spiega il professor Paolo Maria Rossini, «devono trascorrere la notte nel laboratorio e comportarsi come farebbero nel letto di casa propria, rispettando cioè tutti i personali rituali dell’addormentamento, per esempio la lettura, o l’ascolto di musica». Sulla testa dei giovani sono poste, di volta in volta, in posizioni diverse - dal momento che l’obiettivo dello studio è anche identificare le aree della corteccia cerebrale o del tronco dell’encefalo maggiormente suscettibili a indurre un aumento della sonnolenza - delle placche connesse a uno stimolatore a batteria che inviano al cervello correnti di intensità bassissima, indolori e impercettibili dal soggetto.
«Siamo nell’ordine dei microampère - afferma Rossini - diversi milioni di volte inferiori alla corrente impiegata, per esempio, nell’elettroshock». La stimolazione transcranica viene loro “somministrata” prima di addormentarsi.
Per monitorare il profilo del sonno, spiega Rossini, «i giovani sono sottoposti, senza disturbarli mentre dormono, a un elettroencefalogramma per raccogliere dati come la presenza effettiva di sonno o il tempo che passa tra la chiusura degli occhi e il reale addormentamento». Vengono monitorate anche la sequenza e la durata delle varie fasi che ne caratterizzano la qualità del sonno. L’Eeg consente anche di monitorare quali sono le aree della corteccia cerebrale maggiormente stimolate dalla corrente applicata prima che i volontari si addormentino.
«La sperimentazione è appena partita e i primi dati statisticamente validi non si avranno prima del prossimo dicembre - spiegano Rossini e De Gennaro - La tecnica dell’elettronarcosi potrebbe portare a un nuovo rimedio contro l’insonnia, ma anche aiutare a comprendere meglio un fenomeno, il sonno, di cui sappiamo ancora troppo poco. E di cui riusciamo a capire la vera funzione soltanto osservando gli effetti della sua privazione, come il progressivo aumento della stanchezza, il rischio più elevato di obesità, malattie cardiocircolatorie, diabete, e persino di morte».
Basti pensare, sottolineano gli esperti, che in topi di laboratorio la deprivazione totale di sonno può provocare il decesso in 2-4 settimane, come d’altronde accade in forme rarissime di insonnia familiare anche nell’essere umano.
La stimolazione in corrente continua è una tecnologia promettente anche perché è molto comoda, è portatile e semplice da usare e in futuro potrebbe veramente essere usata per addormentare il cervello con un clic, concludono: se la tecnica risulterà efficace, potrebbe divenire un ausilio terapeutico fondamentale per gli insonni cronici.
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