mercoledì 29 aprile 2015

Difficoltà di comprensione? Dormici su !!

Difficoltà di comprensione? 
Dormici su !!
‪#‎sonno‬ ‪#‎riposo‬ ‪#‎psiche‬ ‪#‎memoria‬ ‪#‎salute‬
Nuovi studi sul sonno sono stati effettuati dagli scienziati del Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC), i quali hanno scoperto che i sogni sono necessari al processo di consolidamento della memoria.
L’integrazione delle nostre recenti esperienze può infatti aiutarci nelle prestazioni su compiti connessi al breve così come al lungo periodo, traducendo il materiale memorizzato in informazioni che avranno diffusa applicazione nella nostra vita. Lo studio è stato pubblicato su Current Biology del 22 Aprile u.s..
“Ciò che ci ha veramente emozionato – dicono gli autori della ricerca – è che dopo quasi 100 anni di dibattito sulla funzione dei sogni, questo studio ci mostra che i sogni servono al cervello per elaborare, integrare e capire realmente le nuove informazioni”, spiega lo psicologo Robert Stickgold, Direttore del Center for Sleep and Cognition presso la BIDMC e Professore Associato di Psichiatria presso la Harvard Medical School. “I sogni sono una chiara indicazione che il cervello addormentato sta lavorando sulla memoria a più livelli, comprese le modalità che serviranno direttamente a migliorare le prestazioni.”
I ricercatori sono partiti dal presupposto che durante il movimento degli occhi “nonrapid” (NREM) il sonno potrebbe servire a migliorare le prestazion,i in un compito sulla memoria spaziale, dipendente dall’ippocampo. (L’ippocampo è la regione del cervello responsabile per la conservazione della memoria spaziale.)
Per verificare questa ipotesi, gli investigatori hanno chiesto a 99 soggetti di trascorrere un’ora di allenamento su un gioco al computer che proponeva di percorrere un labirinto virtuale in 3D, fino ad arrivare all’uscita nel minor tempo possibile. Subito dopo, i partecipanti dovevano dormire per 90 minuti oppure impegnarsi in attività tranquilla, ma restando svegli. In seguito, i soggetti dovevano descrivere i loro pensieri e, nel caso delle persone che avevano riposato, descrivere quali erano stati i loro sogni. Cinque ore dopo l’esercizio iniziale, i soggetti sono stati testati nuovamente sul compito del labirinto.
I risultati sono stati sorprendenti.
Chi non aveva dormito non mostrava segni di miglioramento rispetto alla seconda prova – anche se aveva riferito di aver pensato al labirinto durante il periodo di pausa. Allo stesso modo, i soggetti che avevano riposato, ma che non avevano fatto sogni relativi al labirinto mostravano uno scarso miglioramento. Chi aveva riposato ed anche sognato il labirinto aveva avuto invece un miglioramento eccezionale, 10 volte più di quello indicato da coloro che avevano riferito di aver dormito, ma senza sognare il labirinto.
“Questi sognatori hanno descritto vari scenari – ad esempio hanno sognato di vedere della gente ai posti di blocco in un labirinto, oppure di essersi persi in una grotta dei pipistrelli, o anche solo di aver sentito la musica di sottofondo del gioco del labirinto al computer”, spiega il primo autore Erin Wamsley, coautore dello studio. Queste interpretazioni suggeriscono che non solo il sonno è necessario per consolidare le informazioni, ma che i sogni permettono di comprendere meglio ciò che il cervello ha elaborato durante il sonno.
Di particolare interesse, dicono gli autori, è il fatto che i soggetti che hanno ottenuto risultati migliori non erano più interessati o motivati rispetto ad altri. “I soggetti che hanno sognato il labirinto avevano avuto delle prove poco soddisfacenti durante l’allenamento”, spiega Wamsley. “I nostri risultati suggeriscono dunque che se una cosa ci rimane difficile, il cervello durante il sonno si concentra su questo argomento, con due funzioni distinte: mentre l’ippocampo si occupa delle informazioni facilmente comprensibili (ad esempio percorrere il labirinto), nelle aree corticali superiori del cervello queste informazioni vengono applicate ad un problema più complesso e meno concreto (ad esempio come navigare attraverso un labirinto di domande di lavoro).
“Il nostro cervello nello stato di sonno lavora sulle cose che ritiene importanti”, aggiunge Wamsley. “Ogni giorno, raccogliamo enormi quantità di informazioni e nuove esperienze”, aggiunge. E’ come se i nostri sogni si ponessero la domanda: ‘Come faccio a consolidare queste informazioni per utilizzarle nella mia vita?”
E allora si sogna.
Questo studio è stato sostenuto dalle concessioni dal National Institutes of Health.
Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona
Fonte: Beth Israel Deaconess Medical Center (2010, April 22). To learn better, take a nap (and don’t forget to dream). ScienceDaily. Retrieved April 26, 2010, via Science Daily

 http://www.psicolinea.it/difficolta-di-comprensione-dormici-su/


 

Dormire è dimagrire

SALUTE
Dormire è dimagrire
Le giuste ore di riposo sono il prerequisito per perdere peso. Perché esiste un collegamento tra il ciclo sonno-veglia e la tendenza a ingrassare. Regolato da ormoni e neurotrasmettitori
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Dimmi quanto dormi e ti dirò se puoi dimagrire, come e quanto. È l'ultima verità messa in campo dalla scienza del perder peso o, almeno, del non ingrassare. Ed è una verità che si nasconde in un complesso intreccio di relazioni tra il metabolismo e il ciclo sonno-veglia, gli ormoni e le fasi cerebrali. E che spiega anche perché assumere lo stesso alimento nelle medesime quantità di notte o di giorno può avere, sull'organismo, effetti così lontani tra loro da trasformare un cibo innocuo se non benefico in un promotore di malattia. In che modo?
I primi indizi dell'esistenza di un rapporto molto stretto tra ciclo sonno-veglia e alimentazione sono giunti da indagini che osservavano e mettevano in relazione fenomeni diversissimi come le ore di sonno e il peso, senza però poter dimostrare un nesso causale. Come quello condotto in seno all'Integrative Cardiac Health Project del Walter Army Medical Center di Washington da Arn Eliasson che ha seguito 14 infermiere volontarie in un programma che includeva counseling nutrizionale, sessioni di attività fisica, gestione dello stress e miglioramento della qualità del sonno. Al termine della raccolta dei dati, le infermiere sono state divise in due categorie, a seconda del tempo dedicato al sonno e della difficoltà ad addormentarsi e a riposare bene; e la differenza tra i due gruppi è saltata agli occhi: chi aveva dormito poco aveva un indice di massa corporea più alto rispetto alle dormiglione. Perché? Una possibilità, secondo Eliasson, è che dormire meno incida sul bilancio ormonale, per esempio riducendo la produzione di leptina, l'ormone della sazietà, inducendo quindi un maggior senso di fame.
A spiegare le ragioni dell'effetto-sonno sul peso corporeo sono arrivati negli ultimi mesi decine di studi fatti, e tutti hanno suggerito che il fenomeno è immensamente complesso, e altrettanto cruciale. Partiamo da Deanna Arble, del Centre for Sleep and Circadian Biology della Northwestern University di Evanston, in Illinois, che ha riferito su 'Obesity' come topi alimentati con una dieta ricca di grassi aumentano il peso del 48 per cento se il cibo è disponibile nelle ore in cui essi normalmente dormono, e del 20 per cento se lo stesso è dato agli orari consueti. Sempre nei topi, l'assunzione di fruttosio fa sempre aumentare la pressione, ma, come hanno spiegato ancora su 'Obesity' gli esperti dell'Università di Dayton, in Ohio, l'incremento è più vistoso se lo zucchero è consumato nelle ore in cui gli animali dovrebbero dormire. Lo stesso vale per il metabolismo del sale, collegato ai ritmi circadiani.
Questo nei topi, ma nell'uomo? A rispondere è arrivato Plamen Penev, dell'Università di Chicago, che ha dimostrato, sul 'Journal of Endocrinology and Metabolism', cosa accade quando persone sane vengono obbligate a dormire circa cinque ore (un valore generalmente al di sotto della soglia minima): esse perdono la sensibilità al glucosio, si ritrovano cioè in una condizione che predispone al diabete e all'obesità. Qualcosa di simile è stato visto dagli endocrinologi dell'Université Laval di Montreal, in Canada, che ne hanno dato conto su 'Diabetes'. Dove anche ha trovato spazio la ricerca del consorzio internazionale Magic che ha dimostrato, analizzando studi che hanno coinvolto 13 mila diabetici, che quando il recettore della melatonina, ormone fondamentale per la buona suddivisione tra sonno e veglia, lavora male, il rischio di sviluppare la malattia sale del 20 per cento. E, ancora: gli endocrinologi dell'Università di Nottingham, in Gran Bretagna, hanno dimostrato che le variazioni nella percentuale di grasso bruno, il grasso antiobesità presente soprattutto nei neonati e negli animali che vanno in letargo, sono strettamente associate ai cicli sonno-veglia, oltreché alla temperatura corporea (che varia anch'essa nell'arco della giornata).
I dati raccolti fino a qui sono dunque qualcosa di più che semplici indizi, come spiega la stessa Deanna Arble, autrice dello studio sui topi: "Ci sono molte prove del fatto che una distruzione dei normali ritmi circadiani alteri il metabolismo: basti pensare a chi lavora di notte e a chi salta la colazione, entrambe tipologie di persone più soggette all'obesità e ai tumori. Se poi consideriamo i principali elementi chiamati in causa nella regolazione del peso e dell'appetito, vediamo che tutti sono influenzati dall'alternanza di sonno e veglia e che tutti hanno un andamento fluttuante nell'arco della giornata: il metabolismo dell'insulina, la funzionalità della leptina (l'ormone fondamentale per la sazietà), l'andamento delle riserve di grasso bruno, la regolazione della temperatura e molto altro. E questo ha almeno una conseguenza molto importante: l'obesità può essere vista anche come una patologia derivante dalla perdita di armonia in questo delicato equilibrio. Potremo pensare a interventi mirati, una volta che avremo capito meglio i meccanismi molecolari".
In effetti, i numerosi studi sulle singole cellule e sulla genetica del fenomeno hanno iniziato a tratteggiare un quadro assai complicato, nel quale sono chiamati in causa centinaia di geni, con una regolazione che è a due vie. Come ci spiega ancora Arble: "I ritmi circadiani influenzano la secrezione di ormoni e i molti fenomeni citati. Tuttavia, essi stessi sono influenzati dal livello di ormoni come la melatonina così come da fattori come l'esercizio fisico o il tipo di alimento assunto: per esempio, i cibi grassi fanno slittare i ritmi. È la storia dell'uovo e della gallina: non sappiamo ancora se una via domini l'altra, ma è probabile che si tratti di un unicum nel quale ogni elemento è strettamente interdipendente dall'altro". Sonno e peso vanno dunque insieme, attivando o spegnendo centinaia di geni a seconda dell'ora, di ciò che si mangia e si beve, dello stato ormonale, dei farmaci assunti per varie patologie, dell'esercizio fisico, dello stile di vita e così via. Come si può pensare di intervenire su una machinery tanto complessa? Risponde ancora Arble: "Con un approccio integrato. Per spostare i ritmi circadiani sono efficaci le terapie comportamentali, quelle basate sulla somministrazione di luce in condizioni opportune, alcune molecole quali la melatonina e altro ancora. Certo se si vogliono correggere solo gli effetti del mancato equilibrio sonno-veglia sull'accumulo di peso, allora dobbiamo pensare a un farmaco. Che però, a oggi, è ancora lontano. In attesa, è possibile che anche in questo caso una terapia comportamentale mirata possa essere di grande aiuto".
Sul ruolo dello stile di vita insiste anche Paolo Pozzilli, primario dell'Area di endocrinologia e diabetologia al Campus Bio-Medico dell'Università di Roma: "L'uomo ha bisogno di alternare ore di attività piena con altre di riposo. È quindi importante disporre di un orologio molecolare ben funzionante e oliato, grazie al quale ci sono geni e relative proteine attive durante il giorno, e altri durante la notte. Mangiare di notte è un evento che altera profondamente l'equilibrio del corpo: costringe geni programmati per restare silenti ad attivarsi e a scontrarsi con altri geni che dovrebbero lavorare in condizioni diverse. Ecco perché sono così importanti le abitudini. In attesa di terapie farmacologiche che al momento sono lontane, è cruciale mangiare e cercare di coricarsi più o meno sempre alla stessa ora, in modo che il nostro orologio possa marciare secondo il suo programma".
E molti studi dimostrano che le terapie comportamentali, che mirano a insegnare comportamenti virtuosi, sono le più efficaci sia in generale per i disturbi del sonno sia per gli effetti che un riposo non ottimale può causare. In definitiva, conclude Pozzilli, in attesa di terapie ad hoc, questo è quanto di meglio si può fare oggi per limitare i pericoli derivanti dallo sfasamento in cui molti vivono per questioni di lavoro, o per scelta. "Negli ultimi cento anni ci siamo convinti che il nostro organismo potesse fare a meno del riposo e adeguarsi a vivere senza pause, e siamo ormai vicini a una media di sei ore durante la settimana e sette nel weekend, almeno nei paesi sviluppati. Ma così non è, come dimostra, nello stesso arco di tempo, l'aumento vertiginoso di ipertensione, sindrome metaboliche, diabete, obesità, aritmie e insufficienze cardiache. Il prezzo da pagare a una vita che non si ferma mai è uno scadimento della sua qualità e, non di rado, una malattia grave".
http://espresso.repubblica.it/…/news/dormire-e-dimagrire-1.…

 Dormire è dimagrire

I figli super-gufi

educazione
I figli super-gufi


I bambini “super-gufi”, i figli della generazione sveglia di notte e assonnata di giorno, non ricevono un'educazione al sonno adeguata, e andare a letto tardi – avvertono i medici - danneggia il loro equilibrio psicofisico. Con conseguenze anche gravi, due esperti spiegano perché
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Adolescenti, studenti e bambini vanno a letto troppo tardi. In particolare, il 30% degli studenti ha un debito di sonno pari ai lavoratori turnisti e anche i più piccoli dormono sempre meno. A lanciare l'allarme è Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno, e alle sue parole hanno fatto eco, pochi giorni fa, quelle della psicologa inglese Tanya Byron, secondo la quale siamo in presenza di una vera e propria “crisi da privazione del sonno”.
Secondo Maria Pia Villa, direttore del Centro del sonno dell’ospedale Sant’Andrea di Roma e coordinatrice del gruppo di studio di Medicina del sonno della Società italiana di pediatria, la responsabilità è in gran parte dei genitori, che “non preparano adeguatamente i bambini al sonno. Magari gli fanno vedere film paurosi, o li fanno assistere a discussioni. La disattenzione su questo argomento è molto diffusa”.
Un problema da non sottovalutare, dato che, secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Sleep dal Columbia University Medical Center, i “super-gufi”, ovvero i figli della generazione sveglia di notte e assonnata di giorno, corrono il 24% in più di rischi di soffrire di disturbi depressivi e hanno perfino il 20% in più di probabilità di covare pensieri suicidi.
"La nostra vita quotidiana” spiega Mauro Porta, responsabile Centro Malattie Extra Piramidali e Sindrome di Tourette, IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Milano, “è caratterizzata da cicli di attività fisica come il sonno, la secrezione ormonale, la funzione corporea. Si tratta di meccanismi fisiologici regolati dall'ipotalamo: una struttura mediana, sita nella profondità del cervello che aggiusta tutte queste funzioni. Il sonno segue ai periodi di veglia secondo ritmi diversi da quelli della natura: la durata di un ciclo notte-giorno è di 24h; la "giornata" dell'ipotalamo di 25h!”.
Per mantenersi in forze l’organismo cerca dunque un bilanciamento continuo attraverso il sonno, "comportamento" che garantisce la ri-costruzione di tutte le funzioni vitali. “Le conseguenze della "privazione" - continua Porta - sono note a tutti: diventiamo nervosi, irascibili, riusciamo a "fissare" poco le nostre idee, la rievocazione mnestica è deficitaria, non sogniamo adeguatamente. I bambini, i giovani hanno bisogno di più sonno rispetto agli adulti, perché attraversano una fase particolare dello sviluppo che necessita di un sonno "costruttore-ristoratore". Fattori esterni perturbanti del ritmo sonno-veglia comportano danni all'apprendimento e delle performances in generale. L'igiene del sonno è un fattore essenziale del benessere, specie infantile”.
Imparare a dormire bene è insomma un “lavoro”. Il cervello dei bambini ha bisogno di molto riposo e la quantità di ore in cui si dorme varia col variare dell’età. “Una delle funzioni fondamentali del sonno” spiega Anna Ogliari, specialista in Psicologia clinica dell’Unità di psicopatologia dello sviluppo dell’ospedale San Raffaele Turro di Milano, “ è la maturazione cerebrale: nel sonno vengono prodotti ormoni importanti per la crescita e si consolidano le informazioni ricevute durante il giorno. Il buon sonno è una condizione che si apprende nei primi mesi di vita e conoscere come si sviluppa la sua organizzazione in ogni bambino facilita il genitore a comprendere e adattarsi ai suoi ritmi, per capire se e quando vanno modificati e come e quando rispettarli”.
Esiste, certamente, una componente genetica che modera la variabilità del sonno: come per i genitori, esistono bambini che hanno bisogno di meno sonno e quelli che ne hanno più necessità; quelli che sono meno attivi la sera e che si svegliano pieni di energia e altri che invece hanno difficoltà a svegliarsi.
“Due fasi nello sviluppo” continua Ogliari, “sono estremamente importanti per l’acquisizione di un buon sonno. La prima, intorno ai 3-4 mesi, quando alcuni stimoli ambientali cominciano a influenzare il ritmo sonno-veglia e il bambino si adatta al ciclo luce-buio. La seconda, intorno agli 8-9 mesi, quando compare l’ansia di separazione fisiologica, ossia una normale fase evolutiva del bambino che si accompagna ad aumento fisiologico dei risvegli e ad una difficoltà a separarsi dalle figure di riferimento”.
Talvolta dei veri e propri disturbi del sonno possono comparire già in età di sviluppo, in seguito a un evento scatenante come l'inizio della scuola o dell'asilo, un trasloco, conflitti con i coetanei o esperienze di separazione. Questi disturbi di solito non scompaiono con il risolversi o la riduzione della causa e possono necessitare di misure specifiche. “È importante” continua l’esperta, “che vi sia un ritmo sonno-veglia regolare, stabilito con il bambino, che preveda l'inclusione di regole e rituali. Sono soprattutto importanti orari regolari per andare a letto e la sensazione di sicurezza. Crescendo, le difficoltà di sonno e di addormentamento possono essere il campanello di allarme per difficoltà psicologiche e psicopatologiche”.
http://d.repubblica.it/…/ne…/educazione_figli_sonno-1723374/

I figli super-gufi

Cosleeping: dormire tutti nel lettone, sì o no?

dilemmi genitoriali
Cosleeping: dormire tutti nel lettone, sì o no?


Dormire nel lettone non è un vizio né un problema. Non causa nessun disagio relazionale, sociale o di sviluppo. Alcuni autorevoli esperti consigliano di respingere l’opinione dominante e permettere ai bambini di dormire con papà e mamma, almeno fino all’età di cinque anni. Questa abitudine, chiamata in inglese “co-sleeping” (dormire insieme), rende più probabile che i bambini diventino degli adulti calmi, sani ed emotivamente equilibrati. E poi, rassicura la psicologa, non c'è bambino oltre i 10 anni che non dorma da solo...
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L'educazione e la cura dei bambini sono incognite per i genitori. Anche per gli studiosi, non a caso esistono diverse scuole di pensiero su questi grandi temi. Ci sono poi "mode" educative che variano in base alle esperienze e alle ricerche realizzate nel corso del tempo. Ciò che è ritenuto opportuno in un periodo, può non esserlo in un altro. Basti pensare a come è cambiato il modo di pensare l’allattamento: incentivato artificiale negli anni Sessanta/Settanta del secolo scorso - per motivi sociali, culturali ed economici -, promosso materno oggi perché se ne riconoscono i vantaggi dal punto di vista nutritivo e psicologico.
Anche far dormire o no il bambino nel "lettone" è un argomento molto discusso. Attualmente siamo in una fase "censurante". Quasi un tabù. Le famiglie che “condividono il letto” con il figlio sono viste un po’ fuori luogo, iperprotettive, promiscue, a volte anche un po’ disturbate. Dormire insieme nel matrimoniale limiterebbe l'autonomia e la crescita del bimbo. Eppure i bisogni di contatto, vicinanza, intimità riconosciuti alla coppia sono necessari anche ad un "cucciolo". E’ considerato ovvio che i partner dividano il letto, condividano il momento del sonno, si sostengano anche nella “vita a occhi chiusi”, mentre non lo è per il piccolo: lui deve imparare, senza tante storie, a dormire solo nella sua stanza. Così dimostra di essere “grande” e maturo.
Probabilmente convinzioni di questo tipo hanno tanto successo perché riflettono la società del distacco, della solitudine, della performance. Appunto la nostra. Si dimentica che per diventare adulti autonomi si deve passare da un’infanzia di vicinanza, condivisione, accettazione, accudimento, contenimento, dipendenza. Più si ha modo di sperimentare emotivamente queste condizioni, meglio ci equipaggiamo di strumenti emotivi necessari per emanciparci e poterci, nel futuro, svincolare. Più viene accolto il desiderio di dipendenza del bimbo, più facilmente diventerà, in seguito, autonomo.
Il neonato, il piccolo che cresce non ha solo esigenze fisiche ma anche emotive: essere contenuto, rassicurato, stare in contatto, sentirsi protetto, partendo da una simbiosi indispensabile. Il momento della nanna, del distacco, del doversi lasciare andare al nulla, allo sconosciuto, è particolarmente delicato. Certi rituali come le ninne nanne, il cullare, non sono nate a caso. Essere lasciato solo forzatamente - come alcune pratiche di addormentamento repressive, militari, violente e dannose teorizzano, - può far vivere esperienze di terrorizzante abbandono. Con effetti a volte a lungo termine, come ansia, irritabilità, enuresi, insonnia e non solo.
Oggi si parla di co-sleeping, un termine inglese per definire il sonno condiviso, mal visto nei paesi economicamente avanzati, a partire dagli Stati Uniti. Eppure così si dormiva in tempi passati, si dorme in altre parti del mondo, in altre culture. Così riposano i cuccioli degli animali. Insieme, semplicemente. Perché dormire nello stesso letto non causa disagio familiare, relazionale, di sviluppo, sociale, come numerose ricerche, condotte in ogni parte del mondo, dimostrano. Mentre non esiste studio che prova che lasciare piangere i bambini faccia loro bene! Forse fa solo comodo ai genitori, svincolandoli da abitudini serali impegnative.
Ci sono esperti autorevoli che sono a favore della “nanna nel lettone”. Come Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra, che consiglia ai genitori di respingere l’opinione dominante e permettere ai bambini di dormire con papà e mamma, almeno fino all’età di cinque anni. Questa abitudine rende più probabile che i bambini diventino adulti calmi, sani ed emotivamente equilibrati. Perché poi, in ogni caso, tra i cinque e i dieci anni tutti imparano a dormire da soli. Non è necessario ovviamente dormire nello stesso letto in famiglia, per crescere bene. Ci sono bambini che si adattano bene al proprio lettino, cameretta, spazi, altri che invece esprimono il bisogno di non rimanere soli e, se costretti alla regola del proprio letto a tutti i costi, soffrono. In ogni caso, la ricerca di spazio nel lettone, di coccole prima di dormire, di contatto nel sonno, sono richieste emotive che i bambini non pongono a caso. Possono ritornare anche in bambini più grandi già o da sempre abituati al loro letto, in momenti di difficoltà, in situazioni delicate. I passi della crescita sono personali, inutile fare riferimento ad altri bambini, esperienze o standard statistici.
Come per altri aspetti, non esiste formula felice per tutti. Sonno condiviso o sonno diviso, occorre trovare una modalità che funzioni efficacemente per quel bambino e per quei genitori. Nell’ottica, ovviamente, di un graduale e necessario distacco ma senza fretta, imposizioni e rifiuti.
http://d.repubblica.it/…/bambini_genitori_educazione_cosle…/

 Cosleeping: dormire tutti nel lettone, sì o no?

Dimmi quanti anni hai e ti dirò quanto devi dormire

buone abitudini
Dimmi quanti anni hai e ti dirò quanto devi dormire
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Il sonno serve a rigenerare corpo e mente, recuperando le forze spese durante il giorno. Ma quante sono le ore di riposo ideali? La National Sleep Foundation americana sfata un falso mito, rivelando a sorpresa che otto non è il numero giusto valido per tutti e che il "fabbisogno" di sonno varia a seconda dell'età. Ricordando, inoltre, che più della quantità a contare è la qualità del riposo
"La notte ci piace perché, come il ricordo, sopprime i particolari oziosi", scriveva Jeorge Luis Borges. In effetti, il grande scrittore argentino aveva colto uno degli scopi fondamentali del sonno, evidenziato a più riprese da numerose ricerche scientifiche: permettere al cervello di memorizzare e di "dimenticare in maniera intelligente". In pratica, di fare piazza pulita delle informazioni superflue per ricominciare il giorno successivo fresco, pimpante e "resettato" al punto giusto. Già, ma quante ore di riposo occorrono per portare a termine tutti i compiti essenziali del sonno, in primis la "rigenerazione" del corpo e della mente? Un falso mito è che otto sia il numero ideale, valido per tutti. Invece, è errato generalizzare: il "fabbisogno" di sonno varia secondo l'età. E a far chiarezza una volta per tutte (o almeno, fino alla prossima prova scientifica contraria), è arrivata una delle istituzioni più autorevoli in tema di "buonanotte e buon riposo", ovvero la National Sleep Foundation americana (www. sleepfoundation. org), che ha pubblicato sulla rivista Sleep Health le nuove linee guida in tema, ovvero una tabella con il numero di ore consigliate in base all'età (vedi più sotto). "Il documento americano riporta aggiustamenti assolutamente condivisibili sulle quantità di sonno necessarie che, come già si sapeva, variano in base all'età", osserva Lino Nobili, direttore del Centro di Medicina del Sonno dell'Ospedale Niguarda di Milano. Di certo, il "sonno ideale" per molti rimane spesso una chimera. Sia, ovvio, per l'esercito d'insonni (ben 12 milioni solo in Italia, secondo l'Associazione Italiana Medicina del Sonno), ma anche per i fortunati che pur addormentandosi senza troppi indugi hanno però un riposo frammentato o non sufficientemente ristoratore.
Perché è anche e soprattutto la qualità della "dormita" a fare la differenza. "Un riposo di qualità si "costruisce" su una regolare alternanza tra le fasi di sonno profondo, che predominano nella prima parte della notte e che assicurano il maggior ristoro mentale, e quelle di sonno Rem. Queste ultime prevalgono nella seconda parte della notte e, oltre a essere frequentemente accompagnate dai sogni, favoriscono il buon risveglio. Per non interferire con questo delicato meccanismo è importante, in primis, mantenere regolarità nell'ora in cui si va a dormire e in quella in cui ci si sveglia, non distaccandosi eccessivamente, nel limite del possibile, dai ritmi luce-buio. "Se ci corichiamo troppo tardi, nel cuore della notte, quando la temperatura corporea inizia fisiologicamente ad aumentare, il sonno tende a essere di breve durata, frammentato e non ristoratore. D'altra parte, se prolunghiamo a lungo il sonno del mattino potrebbe essere difficile prendere sonno la sera, rischiando così di alterare stabilmente i ritmi sonno-veglia. Per molti, se non per tutti, invece, una breve siesta, di mezz'ora massimo, nel pomeriggio, è assolutamente benefica, come dimostrato anche da un recente studio francese, dell'Université Paris Descartes-Sorbonne Paris Cité", avverte Nobili. Altre attenzioni propedeutiche al sonno di qualità (e di giusta quantità): seguire i rituali che ci fanno sentir bene e più rilassati prima di coricarci, ma escludendo quelli che implicano il fissare luci artificiali dopo le 21-22, anche e soprattutto quelle di i-pad e cellulare, perché interferiscono con la sintesi della melatonina, l'ormone che dà il là all'addormentamento, come ribadito da diverse ricerche. Infine, piccole arguzie alimentari: a cena è opportuno preferire le proteine "leggere" delle carni magre, dei pesci o dei legumi, insieme a spinaci e a una banana o a dell'avocado, tutti cibi con buone percentuali di L-triptofano, che di notte favorisce la produzione di melatonina. A ringraziare sarà anche la pelle, e gli altri organi, perché la melatonina ha anche un importante effetto antiage (doppio rispetto alla vitamina E).
Ecco, tappa per tappa della vita, le ore di sonno raccomandate secondo la Sleep Foundation americana:
· Neonati 0-3 mesi: dalle 14 alle 17 ore; appropriato 11-13 ore e fino a 18-19 ore; non raccomandato al di sotto delle 11 ore e al di sopra delle 19
· Dai 4 agli 11 mesi: dalle 12 alle 15 ore; appropriato 10-11 ore o 16-18 ore; non raccomandato meno di 10 ore e più di 18
· 1-2 anni: dalle 11 alle 14 ore; appropriato 9-10 ore e fino 15-16 ore; non raccomandato meno di 9 ore o più di 16
· 3-5 anni: 10-13 ore; appropriato 8-9 ore e fino a 14 ore; non raccomandato meno di otto ore e più di 14
· 6-13 anni: 9-11 ore; appropriato 7-8 ore e fino a 12 ore; non raccomandato meno di 7 ore e più di 12
· 14-17 anni: 8-10 ore; appropriato da 7 ore e fino a 11; non raccomandato meno di 7 ore e più di 11
· 18-25 anni: 7-9 ore; appropriato da 6 e fino a 10-11 ore; non raccomandato meno di 6 ore e più di 11
· 26-64 anni: 7-9 ore, appropriato da 6 e fino a 10 ore, non raccomandato meno di sei ore e più di 10
· 65 anni e oltre: 7-8 ore; appropriato da 5-6 ore e fino a 9, non raccomandato meno di 5 ore e più di 9
http://d.repubblica.it/…/sonno_riposare_quante_ore_bisogna…/

 

Dal cibo al sonno: ecco le 11 regole per sopravvivere al cambio di stagione

Dal cibo al sonno: ecco le 11 regole per sopravvivere al cambio di stagione
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“I cambiamenti di stagione producono nel nostro fisico modificazioni nella produzione di alcune sostanze in particolar modo cortisolo, che sono responsabili di questa sensazione di affaticamento”
Eruzione del vulcano Calbuco, pioggia di cenere a Villa La Angostura
Eruzione del vulcano Calbuco: pioggia di cenere a Bariloche
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L'eruzione del vulcano Calbuco
Dal cibo al sonno: ecco le 11 regole per sopravvivere al cambio di stagione
“I cambiamenti di stagione producono nel nostro fisico modificazioni nella produzione di alcune sostanze in particolar modo cortisolo, che sono responsabili di questa sensazione di affaticamento”
Dai cibi da prediligere a quelli da evitare, dalle abitudini giuste a quelle sbagliate, sono 11 le regole d’oro per affrontare il cambiamento di stagione ed essere sempre in forma.
A illustrarle all’Adnkronos Salute è Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico. Eccole: Coricarsi e svegliarsi sempre alla stessa ora; Il pasto serale dovrebbe essere leggero. E niente alcol, specialmente dopo cena; Tè, caffè, fumo e cioccolata contengono sostanze eccitanti, ma non curano il nostro senso di stanchezza.
Attenti all’abuso; evitare l’inattività è il modo migliore per stancarsi, fare attività sportiva è invece un modo per ricaricarsi; chiudersi nel falso riposo di seguire passivamente la tv non vi farà sentire meglio. Dunque “uscite con gli amici, parlate con il vostro partner, giocate con i figli“, consiglia l’esperta; La stanchezza si vince con l’azione con il vivere: non rimanere fermi e passivi con l’illusione di recuperare energie.
E ancora. Individuate il vostro hobby e cercate di praticarlo possibilmente giornalmente; Rispettate orari di lavoro ragionevoli, concedetevi nell’arco della giornata momenti per staccare sia fisicamente che mentalmente; il sesso è una delle attività più rigeneranti che contribuisce a farci sentire più vivi ed energici.
“E’ però necessario non farlo divenire routine abitudine scontata. Preparatevi la vostra serata intima. Lasciate possibilmente i figli dai nonni o parenti, concedetevi una cena sfiziosa a lume di candela, vestitevi come per uscire.
Diventerà una serata speciale“, raccomanda la psicoterapeuta che prosegue con i consigli: esponetevi il più possibile alla luce diurna. La luce solare contribuisce alla produzione di melatonina che stimola energia e migliora il tono dell’umore.
Se dovete affrontare una riunione importante, ma la sensazione è che vorreste solo dormire, “concedetevi cinque minuti in una stanza chiusa, silenziosa, al buio.
Sedetevi, cominciate a respirare lentamente e profondamente con il diaframma e focalizzate nella vostra mente una pallina luminosa che si sposta da destra verso sinistra facendo un grande arco. Continuate a seguirla per qualche secondo, respirate, fermatevi e poi ricominciate ancora per qualche secondo per 5 volte: i pensieri allarmanti rispetto all’ansia delle performance saranno così annullati e la stanchezza diminuirà come d’incanto“.
Quello che facciamo quando ci sentiamo stanchi è poltrire, riposare, sprofondare sul divano a guardare passivamente, ma il ‘non fare’ nell’illusione di riposarci – assicura l’esperta - è il comportamento peggiore che possiamo mettere in atto per raggiungere il nostro risultato di sentirci riposati ed energici. I cambiamenti di stagione producono nel nostro fisico modificazioni nella produzione di alcune sostanze in particolar modo cortisolo, che sono responsabili di questa sensazione di affaticamento“. La risposta comportamentale adeguata è, per Vinciguerra, “reagire, stimolare, sentire e cercare il piacere fisico ed emotivo.
Rimanere accasciati e passivi nell’illusione che quella stanchezza passi – avverte la psicoterapeuta - è il modo ottimale per farla aumentare fino a farla divenire astenia e leggera depressione.
Dobbiamo sentirci attivi anche quando ci confrontiamo con la sensazione di stanchezza. Molto importante per il nostro umore e per la nostra stanchezza è la modalità con cui sviluppiamo il nostro pensiero.
Spesso si cerca di prevenire le problematiche che sono al nostro orizzonte pensando a tutti gli eventuali risvolti negativi che ci potremmo trovare ad affrontare“. L’illusione è “quella di essere preparati a tutti gli avvenimenti e sentirci protetti, ma questo modo di pensare in realtà ci farà percepire un grave ampliamento della negatività.
E’ necessario imparare a pensare positivo. Che non significa sognare che tutto andrà sicuramente bene – conclude – ma a saper cogliere opportunità positive anche dagli eventi che ci appaiono unicamente negativi.
L’energia rivitalizzerà il nostro corpo e la nostra mente, facendoci sentire vivi, forti, determinati e non stanchi e minacciati“.
http://www.meteoweb.eu/…/dal-cibo-al-sonno-ecco-le-…/429827/

 

Dormire bene è vitale Problemi di sonno? Basta indossare occhiali arancione

Dormire bene è vitale
Problemi di sonno? Basta indossare occhiali arancione

Il sonno, un buon sonno, è vitale. Dormire poco e male è stato associato a numerosi e anche gravi malattie. Ma c’è un modo semplice per migliorare il sonno, semplice con indossare un paio di occhiali prima di andare a letto
‪#‎sonno‬ ‪#‎riposo‬ ‪#‎dormire‬ ‪#‎salute‬
Il sonno è fondamentale per la vita. Dormire le adeguate ore, e nel modo migliore, mette al riparo da numerose malattie che, per contro, possono svilupparsi se si è privati di questo naturale processo fisiologico. Un nuovo studio mostra che se si hanno problemi di sonno, si può porre rimedio indossando un paio di occhiali con lenti di colore arancione.
SERI RISCHI – A dormire poco, e magari anche male, si rischia davvero molto. Numerose ricerche hanno infatti collegato la privazione del sonno a disturbi come le malattie cardiache, malattie renali, pressione alta, diabete e ictus. Tutti questi rischi possono però evitati se si dorme correttamente. Il problema è che oggigiorno la qualità del sonno è minacciata da fattori ambientali come per esempio l’uso prima di andare a letto di smartphone, tablet, PC e così via. Questi apparecchi hanno uno schermo retroilluminato che emette luce blu. Questa frequenza di luce è assodato interferire con i ritmi circadiani (o orologio biologico interno) e la secrezione dell’ormone del sonno: la melatonina.
IL RIMEDIO – La dott.ssa Stéphanie van der Lely e colleghi del Centre for Chronobiology, Psychiatric Hospital presso l’Università di Basel (Svizzera) hanno condotto uno studio in cui si è trovato come l’indossare un paio di occhiali con lenti arancione possa contrastare le lunghezze d’onda emesse dagli schermi dei dispositivi elettronici. Lo studio ha coinvolto un gruppo di giovani che dovevano indossare, la sera e per una settimana, un paio di occhiali con lenti normali chiare e per un’altra settimana occhiali con lenti di colore arancione. Tutti i volontari, durante le ore prima di andare a letto, dovevano utilizzare dei dispositivi elettronici. Al termine dei test si è scoperto che, nella settimana in cui avevano indossato gli occhiali arancione, i partecipanti si sentivano molto più assonnati che non quando avevano utilizzato gli occhiali normali. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Adolescent Health.
http://salute.diariodelweb.it/salute/articolo/…

 

Sabato è il giorno preferito per dormire, ma il sonno migliore è di martedì

Sabato è il giorno preferito per dormire, ma il sonno migliore è di martedì
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È il sabato, più ancora della domenica, il giorno preferito per svegliarsi tardi e poltrire di più a letto: un'abitudine non solo italiana, ma adottata in molti Paesi del mondo. Mentre il mercoledì notte è il momento della settimana in cui si dorme in generale meglio, in diversi luoghi del mondo ma non in Italia dove invece (una cosa comune anche ad altri Paesi) il giorno della settimana in cui si gode di un miglior sonno è il martedì.
A rivelarlo sono alcuni dati statistici che riguardano 941.300 persone, di età compresa tra i 18 e i 55 anni, che hanno utilizzato la app Sleep Cycle in 47 Paesi tra il 1 giugno 2014 e il 31 marzo 2015. Dall'analisi dei dati emerge che per il 90% dei Paesi il sabato è il giorno in cui ci si sveglia più tardi e si può stare un pò di più a letto, ed è anche quello in cui, insieme alla domenica, ci si sveglia in generale con un umore migliore. Mentre la domenica notte è quella un pò più difficile, nella quale si dorme meno perchè forse si ha già la testa al lunedì, che come è facile intuire è il giorno in cui ci si sveglia prima durante la settimana (i primi sono coloro che abitano in Sud Africa, in media alle 6,09) e l'umore non è dei migliori, tranne che per gli americani che invece odiano il martedì mattina. In cima alla lista di coloro che dormono meno la domenica notte la Corea del Sud, dove sono dedicate al sonno appena 5 ore e 53 minuti. Una classifica di qualità media generale del sonno vede l'Italia in tredicesima posizione su un totale di 50 Paesi: nel nostro Paese si dorme in media a mezzanotte e 35 e ci sveglia alle 7 e 52, per un totale di sei ore e 54 minuti di sonno.
  http://gds.it/…/sabato-e-il-giorno-preferito-per-dormire-m…/

 

La casa è più grande con un divano letto

La casa è più grande con un divano letto
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Divano letto mod. Dandy MATERASSO alto 18 cm
DAL 03/04/2015 FINO AL 31/12/2015
Risparmi il 45%
PER TUTTE LE NOTTI O PER UN OSPITE IMPROVVISO: SOLUZIONI DOC
Esigenza di spazio, necessità di un letto d'emergenza o semplice scelta estetica. Ci sono infnite ragioni per optare per un divano letto come "padrone di casa" nel nostro salotto. E ciò anche perché negli anni, con il dilagare di questa soluzione, i divani letto hanno abbandonato la loro struttura pesante per diventare esattamente come un normale sofa. L'offerta si è moltiplicata in modo esponenziale tanto da porre i potenziali acquirenti davanti a dubbi amletici che, in questo articolo, proveremo a sciogliere, in base alle diverse esigenze. C'è infatti chi è costretto, per ragioni di metratura, a utilizzare il divano letto non più come una soluzione last minute ma come un vero e proprio giaciglio per tutte le notti. Pensiamo ad esempio a una coppia che in casa dispone di una sola stanza da letto e ha fgli abbastanza grandi da voler loro destinare una cameretta, traslocando così (gioco forza) in salotto. In questo caso è consigliato scegliere quei divani letto che proteggono il materasso: ve ne sono di ogni tipologia e hanno il grande vantaggio - tramite un semplice meccanismo - di incorporare al loro interno il materasso. In questo modo, oltre a un ovvio benefcio igienico (il materasso non viene a contatto con i vestiti durante la seduta) c'è anche un'estrema protezione, visto che non subisce deformazioni date dal peso di chi si siede. C'è però da dire che lo spessore del materasso è essenziale per il sonno e sovente i divani letto non sono pensati per un uso così frequente. Se avete questa necessità, dunque, il consiglio è di valutare bene la qualità del materasso e di prediligere un giaciglio più comodo rispetto all'estetica del divano. Chi invece vuole sfruttare il divano letto per un ospite improvviso, può essere più "indulgente" nella scelta del materasso. In questo caso le possibilità sono ancora più ampie. Oltre al tipo già citato, denominato "pronto letto" perché restano le lenzuola, interessante è la soluzione dei divani letto a libro, che si trasformano in pochi secondi. Sarà infatti suffciente abbattere lo schienale per avere un letto a una piazza e mezza o due piazze pronto all'uso. Una soluzione molto usata soprattutto nelle camere dei ragazzi, visto anche l'aspetto estremamente giovane di queste sedute. Certo, rimane la "scomodità" di dover rifare il letto, non essendo possibile lasciarvi sopra le lenzuola. Il contrario dei divani letto trasformabili che, comunque, vanno areati spesso, soprattutto se l'uso non è frequente: polvere e umidità possono infatti danneggiare il materasso, rendendolo meno comodo e peggiorando la qualità del sonno.
Costo spedizione in omaggio!
Descrizione
divano letto sfoderabile

Caratteristiche
Struttura interna:Legno
Imbottitura:Seduta e schienale in poliuretano espanso a portanza rigida.
Tessuto:tinta unita colori
Materasso:poliuretano espanso densita' 25 portanza rigida ortopedica foderato con tessuto,imbottitura antiacaro.altezza 18 cm
Caratteristiche Specifiche
Accessori a pagamento
Rivestimento art.Country +100,00 euro
Misure disponibili
Divano 2 posti piccolo 125 cm con letto da 70x190 cm
Sfoderabile
Totalmente Sfoderabile
Tempi di consegna
15 giorni lavorativi
Misure
larghezza 175 cm
profondita' 94 cm
altezza 87 cm
Misure letto: 120x190 cm altezza materasso 18 cm
http://www.dormicisu.com/…/Divano-letto-mod.-Dandy-MATERASS…

 

mercoledì 22 aprile 2015

Letto in Ferro Battuto Tipo Alba ( In Omaggio:rete a doghe e materasso in memory foam )

Letto in Ferro Battuto Tipo Alba
Omaggio:rete a doghe e materasso in memory foam

DAL 04/04/2015 FINO AL 31/12/2015
Risparmi il 60%
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Costo spedizione compreso nel prezzo!
Descrizione
letto in ferro battuto.
http://www.dormicisu.com/…/135/Letto-in-Ferro-Battuto-Tipo-…
Caratteristiche
LETTO:in ferro battuto verniciato con trattamento antiruggine.
RETE:Struttura di acciaio,in profilo sagomato 40×30 mm.Doghe 13 listelli in faggio agganciate alla rete mediante supporti plastici ed inserite nel telaio della rete con sistema di asole sul fianco interno.Doppio rinforzo d'acciaio longitudinale per la matrimoniale.Rinforzo centrale in acciaio per la piazza e mezza.
MATERASSO:composto da lastra in polycell+top in memory da 3 cm.Rivestimento in tessuto silver antiacaro.Altezza 20 cm
Caratteristiche Specifiche
Colore
Letto:Effetto antiacato.Vedi Foto
Materasso:bianco
Garanzia
2 anni
Tempi di consegna
15 giorni
Misure
SINGOLO:
Rete: 80x190 cm
Materasso:80x190 cm H 20 cm
Ingombro letto:91x202 cm.Altezza testata 126 cm
PIAZZA E MEZZA:
Rete: 120x190 cm
Materasso:120x190 cm H 20 cm
Ingombro letto:127x202 cm.Altezza testata 126 cm
MATRIMONIALE:
Rete: 160x190 cm
Materasso:160x190 cm H 20 cm
Ingombro letto:168x202 cm.Altezza testata 126 cm
http://www.dormicisu.com/…/135/Letto-in-Ferro-Battuto-Tipo-…


 

Kit Ortopedico : Corredo completo di tutto l'occorrente per dormire.

Kit Ortopedico :
Corredo completo di tutto l'occorrente per dormire.
DAL 02/04/2015 FINO AL 31/12/2015
Risparmi il 50%
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Costo spedizione in omaggio!
Descrizione
Corredo completo di tutto l'occorrente per dormire.

Caratteristiche
MATERASSO:
resina espansa densita' 21
Altezza esterna 17 cm
Tessuto stock
Portanza rigida
Ortopedico
Antiacaro
RETE A DOGHE:
Struttura di acciaio,in profilo sagomato 40×30 mm.
Doppio rinforzo longitudinale(matrimoniale)
Rinforzo centrale(piazza e mezza)
Verniciatura a polveri epossidiche.
Angoli
Ad alta resistenza, privi di saldatura.
Doghe
13 listelli in faggio.
PortaDoghe
Speciale supporto in polietilene.
Omaggi:
2 guanciali in fibra antiacaro lavabili(matrimoniale)
coprimaterasso in spugna di cotone 100%
coprirete in feltro.
Caratteristiche Specifiche
Colore
Stock tinta unita o fantasia
Garanzia
2 anni
Sfoderabile
No
Tempi di consegna
2 giorni
Misure
singolo 80x190 cm
matrimoniale 160x190 cm
piazza e mezza 120x190 cm
http://www.dormicisu.com/prodot…/scheda/5/125/Kit-Ortopedico

 

Kit Letto contenitore Sfoderabile

Kit Letto contenitore Sfoderabile
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questa è un offerta imperdibile
non lasciartela sfuggire !!
Kit Letto contenitore Sfoderabile
DAL 02/04/2015 FINO AL 31/12/2015
Risparmi il 70%
Costo spedizione in omaggio!
Descrizione
Corredo completo di tutto l'occorrente per dormire con letto contenitore sfoderabile.
Caratteristiche
MATERASSO:
Materasso in viscoelastico composto da poliuretano espanso e strato di memory da 6 cm,elimina punti di pressione e costrizioni posturali, evitando tutti i movimenti causati da una limitazione della circolazione sanguigna nei punti sotto pressione: la sensazione di relax e di liberazione dalle tensioni e' massima.Altezza materasso 23 cm sfoderabile.
Lastra in poliuretano espanso densita' 35 a portanza ortoanatomica
Strato di memory foam altezza 6 cm a lento ritorno.
LETTO CONTENITORE:
Rete matrimoniale a doghe strette con doppio rinforzo longitudinale in acciaio,fissata su apposite piastre con movimento a pistone easy open sistem.Pannelli interni singoli di facile rimozione facilitano la pulizia sotto al letto.Fascia sfoderabile.
Rete singola a doghe.
Testata sfoderabile con cuscini asportabili.
OMAGGI:
2 guanciali in memory altezza 12 cm(matrimoniale)
coprimaterasso in spugna di cotone 100%
coprirete in feltro.
Caratteristiche Specifiche
Altezza
Materasso 23 cm
Colore
Materasso:sfoderabile di colore bianco.
Letto:bianco-crema-grigio chiaro-rosso bordeaux-blu-nero
Garanzia
10 anni
Sfoderabile
Letto e Materasso completamente sfoderabili
Tempi di consegna
10 giorni
Misure
Materasso:
singolo 80x190 cm
matrimoniale 160x190 cm
Ingombro letto singolo:90x210 cm
Ingombro letto matrimoniale:170x210 cm
http://www.dormicisu.com/…/Kit-Letto-contenitore-Sfoderabile


 

Kit Memory Foam KIT COMPLETI:Rete+Materasso+Omaggi

Kit Memory Foam
KIT COMPLETI:Rete+Materasso+Omaggi


  • DAL 02/04/2015 FINO AL 31/12/2015
  • Risparmi il 50%
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questa è un offerta imperdibile
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Costo spedizione in omaggio
Descrizione
Corredo completo di tutto l'occorrente per dormire.
Caratteristiche
MATERASSO:
Memory foam
Altezza 17 cm di cui 3 cm di memory sfoderabile.
RETE A DOGHE LARGHE:
Struttura di acciaio,in profilo sagomato 40×30 mm.
Verniciatura a polveri epossidiche.
Angoli
Ad alta resistenza, privi di saldatura.
Doghe
7 listelli in faggio.
PortaDoghe
Speciale supporto in polietilene.
Omaggi:
2 guanciali in memory altezza 12 cm(matrimoniale)
coprimaterasso in spugna di cotone 100%
coprirete in feltro.
Caratteristiche Specifiche
Garanzia
10 anni
Sfoderabile
Si, cover sfoderabile antiacaro e antimicotica
Tempi di consegna
7 giorni
Misure
Misura materasso:
singolo 80x190 cm
matrimoniale160x190 cm
http://www.dormicisu.com/prodotti/scheda/5/…/Kit-Memory-Foam

 

La posizione assunta durante il sonno svela la "salute" della coppia

La posizione assunta durante il sonno svela la "salute" della coppia
‪#‎salute‬ ‪#‎coppia‬ ‪#‎benessere‬ ‪#‎sonno‬ ‪#‎dormire‬ ‪#‎riposo‬
Coppie che scoppiano e altre che durano l'intera vita. Dipende da numerosi fattori, non ultima la capacità di reggere i ritmi frenetici della società odierna, che spesso minano la stabilità fisica e mentale necessaria al consolidamento di una felice vita a due. Oggi, dunque, per capire meglio quanto funziona il nostro rapporto possiamo soffermarci su vari aspetti della comunicazione non verbale, ma anche sul modo in cui trascorriamo la notte; facendo riferimento, in particolare, alla posizione che assumiamo rispetto al nostro partner. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato nel corso del Festival della Scienza di Edimburgo. Gli scienziati ritengono che ci siano varie "possibilità" di affrontare il sonno di fianco al nostro coniuge e che ognuna di esse è in grado di darci delle indicazioni sulla nostra salute affettiva. Regola primaria, toccarsi. Se ci si sfiora, si viene a contatto l'uno con l'altro significa che va tutto bene; il rapporto invece risente di incomprensioni o difficoltà se la coppia mantiene le distanze, anticipando idealmente la "separazione dei letti". Se la distanza minima è inferiore ai 2,5 centimetri si è ancora in un range accettabile; oltre i 75 centimetri la situazione è decisamente compromessa. 1100 persone coinvolte nel test hanno consentito agli psicologi di stabilire che il 42% delle coppie dorme schiena contro schiena, il 31% guardando nella stessa direzione e solo il 4% guardandosi vicendevolmente. Nel 34% dei casi ci si addormenta abbracciandosi o toccandosi, nel 12% mantenendo una distanza minima, nel 2% stando in pratica ai bordi del letto. Qual è la posizione migliore?
Se ci si vuole bene e il rapporto funziona ci si abbandona a Morfeo toccandosi, ma anche in questo caso ci sono delle differenze. Chi dorme a cucchiaio, volgendo lo sguardo nella stessa direzione del partner, risulta leggermente meno soddisfatto della coppia che si corica guardandosi in faccia e in più sfiorandosi. Analogamente - fra chi non viene a contatto con il partner - è più felice chi è rivolto nella stessa direzione di moglie o marito. Le differenze in realtà sono minime. Chi si tocca raggiunge gradi di soddisfazione pari al 90-91%; chi non si tocca scende al 74-76%. Nelle coppie in cui viene mantenuta una distanza netta la percentuale precipita al 55%. Al di là dell'aspetto relazionale, la posizione assunta nel sonno è anche in grado di suggerire il tipo di carattere di una persona. In generale, chi dorme assumendo una posizione fetale dimostra ansia e indecisione, al contrario della durezza che spesso lascia trapelare; rannicchiarsi lo tranquillizza, meglio ancora se il partner osserva la stessa posizione. Dormire "a tronco", formando con il corpo una specie di linea retta, significa essere testardi e predisposti al comando; alla mattina questi individui sono anche quelli che soffrono di più di problemi alla schiena dovuti all'irrigidimento muscolare. Si può dormire a pancia in giù, assumendo una posizione peculiare detta anche a "caduta libera" (se si tengono le braccia allargate come un paio d'ali). In questo caso la psicologia suggerisce figure che tendono a preoccuparsi e che a fatica riescono a gestire gli impegni di tutti i giorni; caratterialmente possono essere molto estroversi, ma l'ipersensibilità spesso li frena, compromettendogli anche i rapporti. Infine c'è la "posizione del soldato" assunta da chi dorme a pancia in su, con le braccia tese lungo il corpo. E' la posizione più rara, coinvolgente non più dell'8% delle persone. Indica soggetti che prediligono la calma e la tranquillità, odiano le luci della ribalta e amano starsene nel loro brodo, spesso soffrendo di disturbi del sonno, roncopatia e apnee notturne

 http://it.paperblog.com/la-posizione-assunta-durante-il-sonno-svela-la-salute-della-coppia-2312032/

 

Ad ogni età le giuste ore di sonno

Ad ogni età le giuste ore di sonno
La National Sleep Foundation dice quanto bisogna dormire, ma fondamentale è la qualità del riposo.
‪#‎sonno‬ ‪#‎salute‬ ‪#‎dormire‬ ‪#‎riposo‬
Se servono tanti caffè per restare svegli, si è poco produttivi durante il giorno o se le palpebre, pericolosamente, si abbassano quando si è al volante, allora c'è qualche problema con il sonno.
Secondo la National Sleep Foundation sono questi i campanelli d'allarme a cui prestare attenzione per valutare quanto e come dormire per vivere bene. Dopo due anni di lavoro, gli esperti della fondazione hanno pubblicato sulla rivista Sleep Health le nuove linee guida sul sonno per fasce d'età, dai primi mesi di vita agli over 65.
Queste nel dettaglio:
Neonati (0-3 mesi). Raccomandate dalle 14 alle 17 ore di sonno al giorno; mai meno di 11 ore e più di 19. Per alcuni bambini potrebbe essere opportuno dormire tra 11 e 13 ore o tra 18 e 19 ore.
Infanti (4-11 mesi) 12-15 ore. Per alcuni soggetti potrebbe essere opportuno dormire tra le 10 e le 11 ore o tra le 16 e le 18 ore. Sconsigliato riposare meno di 10 o più di 18 ore.
Bimbi (1-2 anni). Tra le 11 e le 14 ore, non meno di 9 o più di 16, estendibili dalle 9-10 alle 15-16.
Bambini in età prescolare (3-5). Raccomandate 10-13 ore di sonno, estendibili dalle 8-9 alle 14 ore.
Bambini in età scolare (6-13). 9-11 ore di sonno al giorno, mai meno di 7 o più di 12.
Adolescenti (14-17). 8-10 ore al giorno, estendibili dalle 7 alle 11 ore.
Giovani adulti (18-25). Raccomandate 7-9 ore di sonno. Per alcuni potrebbero bastarne 6, mentre altri potrebbero avere bisogno di 10-11 ore al massimo.
Adulti (26-64). 7-9 ore di sonno, per alcuni anche 6 (ma non di meno), per altri 10 (ma mai di più).
Anziani (da 65 in su). 7-8 ore di sonno possono bastare. Alcuni potrebbero aver bisogno di dormire tra 5 e 6 ore, oppure fino a 9 ore.

Dormire fa bene al cervello
Dormire fa bene all'organismo e in particolare al cervello, per questo è importante che sia davvero ristoratore.
«Il sonno va costruito durante la giornata, con stili di vita non contrari al riposo, senza alcolici, fumo, eccesso di caffeina, con un'alimentazione adeguata e andando a letto alla stessa ora», sottolinea Vincenzo Tullo, specialista neurologo e responsabile dell'Ambulatorio sulle Cefalee di Humanitas LAB.
«Negli adulti è fondamentale che queste siano ore continuative di sonno vero e non indotto da farmaci – prosegue l'esperto –. Se la qualità del riposo è alterata da un uso sregolato di ansiolitici, spesso assunti per periodi più lunghi del necessario, possono sorgere disturbi propri del sonno come: l'insonnia, il pavor notturno, il sonnambulismo, il bruxismo, gli incubi notturni ma anche disturbi che si manifestano di giorno come l'ansia. Non ci si può ammalare di sonno»
Non sappiamo perché dormiamo, ma una cosa è certa: ci abbandoniamo al sonno molto prima di nascere.
Prima della nascita
I primi dati sul sonno del feto si possono apprezzare già all'inizio del terzo trimestre dI gestazione. Verso la ventisettesima settimana il tracciato EEG rivela che il bambino presenta fasi di sonno quieto e fasi di sonno attivo, che si alternano con periodi di veglia calma e periodi di veglia attiva.
Il sonno quieto e il sonno attivo nel feto
Il sonno quieto corrisponde approssimativamente al sonno non REM degli adulti, ed è caratterizzato dall'assenza di movimenti degli occhi e da qualche movimento del corpo, con un'accelerazione della frequenza cardiaca.
Nel sonno attivo, simile al sonno REM, compaiono vivaci movimenti del corpo e movimenti oculari rapidi, mentre il cuore aumenta la frequenza in coincidenza con i movimenti del corpo.
E interessante notare una differenza sostanziale con la fase corrispondente dell'adulto: nel feto i movimenti non sono bloccati. All'interno del suo micromondo, protetto dal liquido amniotico e dalla placenta, il feto gode di una libertà assoluta, e può permettersi di vivere i suoi sogni in modo globale, poiché non corre il rischio di farsi male sbattendo da qualche parte.
Allo stesso modo, in mancanza di uno stato cosciente paragonabile a quello dell'adulto, non ci sono cortine sensoriali che interrompono la percezione.
Il sonno in gravidanza
La gravidanza porta spesso alterazioni del sonno. Durante i primi 3 mesi, la quantità di sonno tende ad aumentare, fino a 2 ore in più, a causa dell'allungamento della fase REM e di quella a onde lente.
A volte la sonnolenza persiste anche durante i giorno, ma, con l'avanzare della gravidanza, la pancia s'ingrossa sempre di più, causando problemi che interferiscono con il riposo notturno. La difficoltà di trovare una posizione comoda, la necessità di urinare spesso e la digestione che rallentata, si sommano agli effetti dei cambiamenti a livello ormonale, fino a causare insonnia.
Avvicinandosi al parto, la gestante può soffrire di incubi e terrori notturni, a causa di paure nascoste o problemi irrisolti. In questo caso è bene rivolgersi a un medico, per evitare che le notti in bianco e le emozioni violente influiscano negativamente sul decorso della gravidanza e del parto.
Un momento fondamentale per uno sviluppo armonico del bambino
Fra la ventottesima e la quarantesima settimana, l'organizzazione del sonno cambia in modo significativo: mentre l'attività rapida aumenta, si manifesta sempre di più una stretta relazione tra l'attività elettrica della corteccia, lo sviluppo fisiologico del corpo e il comportamento del bambino. Le strutture cerebrali che mantengono lo stato di sonno attivo sono le stesse che hanno il compito di controllare la postura e il sistema cardiocircolatorio, che organizzano gli schemi di movimento, ricevono le informazioni dai canali sensoriali e stimolano la maturazione della corteccia.
Questa fase è così importante che, se la si sopprime farmacologicamente, il bambino divenuto adulto potrebbe presentare difetti strutturali e funzionali gravi.
Il sonno attivo è dunque un momento fondamentale per l'organizzazione delle prime esperienze del feto. Forse è per questo che il feto dorme moltissimo (prossimo alla nascita, passa dal 60 all'80% del tempo di sonno in fase REM).
Dormire (e sognare) è indispensabile al feto per svilupparsi armonicamente, non solo dal punto di vista, fisico, ma anche sotto il profilo psichico.
Durante il sonno attivo, infatti, la sua corteccia immatura comincia a elaborare le prime esperienze sensoriali, influenzate anche dalle tonalità affettive che arrivano dalla madre.
Questo primo nucleo di esperienze interviene nella formazione di un primo abbozzo di memoria ricognitiva. Mantenere la memoria attraverso la nascita, insieme con la componente affettiva della sensorialità, contribuisce a dare un senso di continuità alla vita nel passaggio dallo stato fetale a quello neonatale.
Nell'essere umano, l'interazione tra natura e cultura inizia molto precocemente, e lo stato di sonno attivo, per la sua frequenza e la sua organizzazione neurofìsiologica, può giocare un ruolo essenziale in questo processo.
Durante la vita fetale, le informazioni che passano attraverso la placenta materna sincronizzano anche i ritmi circadiani de'orologio biologico in modo che, alla nascita, il bambino sia preparato a vivere in un ambiente che alterna il giorno alla notte. In mancanza della possibilità di vedere se fa buio o se c'è luce, sono le variazioni dei livelli di melatonina presenti nel sangue materno a stimolare il cervello del bambino, insegnandogli i ritmi appropriati.
Nel bambino
Appena nato, il bambino conserva ancora per qualche tempo i due stadi di sonno che possedeva nella vita intrauterina, e passa la maggior parte del suo tempo (dalle 16 alle 18 ore il giorno) dormendo. Il suo ciclo del sonno è ancora irregolare e più breve di quello dell'adulto.
Il sonno e la veglia nei primi anni di vita
II bambino alterna le ore di veglia con 6-7 periodi di sonno abbastanza breve (non più di 3 o 4 ore filate), che includono generalmente le due fasi di sonno quieto e di sonno attivo; inoltre, passa direttamente dalla veglia alla fase REM.
Questo ritmo interferisce inevitabilmente con quello degli adulti, che si lamentano di avere un figlio che 'non dorme mai' e li sveglia nel cuore della notte per essere sfamato, accudito o coccolato.
E’ evidente che, dati i ritmi del suo sonno, tentare di imporre a un neonato un orario preciso per dormire e solo tempo perso.
Il bambino ha bisogno di un tempo fisiologico di adattamento, durante il quale il suo 'orologio biologico' matura abbastanza da permettergli di seguire il ritmo delle giornate. Con il passare delle settimane la situazione comincia a migliorare. Ogni giorno il bambino si sveglia in media 10 minuti più tardi e rimane sveglio più a lungo finché, verso la quattordicesima settimana, il ciclo si assesta, e i genitori si accorgono con sollievo di essere riusciti a dormire per almeno 5 ore di fila.
Alla fine del primo anno di vita, il sonno del bambino non è cambiato molto: continua a dormire per circa 14 ore il giorno, suddivise in un lungo periodo notturno e un paio di sonnellini quotidiani.
Il conto delle ore, 6 mesi più tardi, è sceso a 12, e sopravvive un solo sonnellino diurno, che sparisce tra i 2 e i 5 anni.
Verso i 5 anni il sonno notturno si assesta su un periodo di circa 10 ore, e rimane invariato fino all'adolescenza.
Il sonno di un bambino in età scolare
La quantità ottimale di sonno per un bambino, se si vuole che durante il giorno sia vivace e pieno di energia, è di 10 ore. Dormire di meno può avere effetti gravi sul suo benessere psicofìsico e sul tono dell'umore. Un bambino che, per parecchio tempo, dorme meno del necessario rischia di avere un rallentamento dello sviluppo, dato che l'ormone della crescita viene secreto durante il sonno. Inoltre, le sue difese immunitarie si abbassano, esponendolo a contrarre più facilmente malattie virali.
Generalmente, fino all'età scolare non ci sono problemi. Quando il bambino comincia ad andare a scuola, la necessità di alzarsi presto il mattino si scontra con il desiderio di rimanere alzati la sera per stare con i genitori, per guardare la televisione o per leggere. Con il risulrato che le 10 ore necessarie si riducono di un paio.
Alcuni bambini poi sembrano nutrire una vera avversione per il momento di andare a letto. Anche se crollano di stanchezza, negano ostinatamente di avere sonno, diventano turbolenti, irritabili e ribelli, finché non crollano di colpo profondamente addormentati.
Per convincere il bambino a spegnere presto la luce può essere una buona idea spiegargli le conseguenze di un sonno troppo breve sulla sua crescita. Di solito i bambini di questa età hanno fretta di crescere e temono di restare indietro nel confronto con i compagni. Ci sono anche altri accorgimenti, per esempio una corretta alimentazione, che svolgono un ruolo importante nell'assicurate al bambino un sonno adeguato.
Nell'adolescente
La pubertà è un periodo di enormi cambiamenti. Sotto la pressione ormonale, l'angioletto a cui i genitori erano abituati si trasforma in un estraneo, a volte ostile, e comunque un po' inquietante. La scarica ormonale rimodella il cervello, i circuiti neuronali della corteccia aumentano in modo massiccio, alcune strutture decadono e si atrofizzano, altre si sviluppano. L'ipotalamo e il nucleo a dimorfismo sessuale del cervello assumono il controllo, preparando l'adolescente all'incontro con l'altro sesso. Durante il sonno, un torrente di testosterone, ormone luteinizzante e ormone follicolo-stimolante si riversano nel sangue di ragazzi e ragazze, mentre il livello di melatonina diminuisce, informando il corpo che è giunto il momento di dare il via alla pubertà (ragione per cui non bisogna mai dare melatonina ai ragazzi, in quanto potrebbe frenare lo sviluppo sessuale).
Gli incubi
È capitato a tutti, almeno qualche volta, di svegliarsi terrorizzati: occorre qualche secondo per rendersi conto che, per fortuna, era solo un incubo.
Negli adulti sani, gli incubi sono relativamente rari, e di solito sono collegati con abusi alimentari o con le preoccupazioni che in quel momento attanagliano la persona nella vita diurna. Non è infrequente, tuttavia, che l'incubo rappresenti un segnale d'allarme per la salute. Alcuni studiosi hanno infatti raccolto sogni cosiddetti 'di malattia'. Spesso in questi incubi compaiono animali aggressivi, e la gravità della patologia sembra essere strettamente correlata alla pericolosità dell'attacco e all'entità del danno subito.
Il fenomeno nei bambini e negli adolescenti
Tutti i bambini soffrono di incubi, spesso quando stanno 'covando' un'influenza o una malattia esantematica, o si trovano in difficoltà per qualche cambiamento di ambiente, come un inserimento all'asilo, un conflitto con gli insegnanti, un trasloco. Di solito basta confortarli e rassicurarli, aspettando che si riaddormentino.
Ma se gli incubi sono ricorrenti, il problema è piuttosto grave. I bambini piccoli non sono in grado di distinguere chiaramente tra sogno e realtà: la paura quindi invade anche il campo della vita diurna. Una buona terapia consiste nel rimaneggiamento diurno dell'incubo: ai bambini viene chiesto di chiudere gli occhi e rivivere il sogno pauroso, immaginando però una conclusione migliore. La possibilità di intervenire suìl'incubo consapevolmente permette loro di impossessarsene e ridimensionarlo, con risultati eccellenti.
Gli incubi degli adolescenti hanno di solito come protagonisti aggressori umani: personaggi oscuri che s'infilano in casa, causando una paura paralizzante. Impossibile gridare, accendere la luce, muoversi. Questi incubi sono legati allo scombussolamento creato dalla pressione ormonale, che smuove fantasmi sessuali nell'inconscio.
Dormire poco per sentirsi 'grandi'
Il corpo dell'adolescente è impegnato in un imponente lavoro di risttutturazione e, per svolgerlo come si deve, ha bisogno di un'adeguata quantità di sonno: almeno 10 ore, come nell'infanzia, se non di più. Ma proprio nell'età adolescenziale i ragazzi tendono a diventare 'animali notturni'. Decidere da soli quando andare a letto rappresenta un segno di maturità e d'indipendenza., la prova, che si e ormai adulti.
Così, nella fretta di lasciarsi l'infanzia alle spalle, restano alzati il più a lungo possibile, pretendono di uscire la sera, o s'incollano al computer per 'chattare' con gli amici o 'navigare in rete' fino a notte fonda. Il mattino, poi, si alzano presto per andare a scuola, e finiscono per addormentarsi sui banchi. La sonnolenza accumulata abbassa notevolmente il livello delle prestazioni scolastiche, appanna il senso critico e può essere causa di infortuni.
Un altro problema è costituito dalle sostanze dopanti, che molti assumono per aumentare la prestanza fisica e le prestazioni sportive, o per restare svegli la notte quando sono sotto esame. Le anfetamine, che agiscono sui centri nervosi della veglia e del sonno, possono instaurare, se assunte per lungo tempo, un’ insonnia precoce ostinata. Gli stimolanti e gli anabolizzanti interferiscono con il metabolismo, causando indirettamente danni al sonno, oltre che all'intero organismo.
Nell'adulto
Si diventa adulti alla fine dell'adolescenza, ossia poco dopo i 20 anni, quando si raggiunge il massimo delle possibilità fìsiche. Subito dopo inizia il declino, lento, inavvertibile ma inesorabile.
L'ingresso nella fase adulta della vita porta con sé molti cambiamenti: la necessità di adeguarsi agli orari del mondo del lavoro, gli impegni sociali, lo stile di vita sempre più accelerato rappresentano notevoli fattori di stress che cominciano lentamente a corrodere la nostra riserva di energia vitale.
Anche il modo di dormire cambia. Non solo perché il fabbisogno di sonno diminuisce, ma anche perché il mutato stile di vita diurna influisce notevolmente sulla vita notturna.. E infatti la fascia d'età compresa tra i 30 e i 50 anni è quella che registra il maggior numero di disturbi del sonno.
Le persone di questa età che riescono a dormire abbastanza regolarmente per 8 ore, periodo ritenuto ottimale di sonno per l'adulto, rappresentano una minoranza.
I nemici del sonno
Le cause che maggiormente influiscono sul sonno nell'età adulta sono naturalmente quelle legate alle preoccupazioni econoniiche e lavorative in generale, o alla presenza di figli piccoli. La minaccia di licenziamento, il mutuo della casa da pagare, i neonati che impediscono di dormire sono tutti eventi che possono interferire su un sonno tranquillo.
Ma i nemici del sonno sono una moltitudine: i turni di lavoro che disturbano i meccanismi dellorologio biologico, le relazioni affettive complicate, le separazioni, le preoccupazioni per la salute propria o dei familiari.
A ciò si aggiunge lo stile alimentare spesso disordinato, che alterna spuntini veloci a pranzi interminabili, il fumo, l'alcol: fattori che mettono sottosopra il metabolismo, e contribuiscono all'insorgere dell'insonnia.
Avvicinandosi ai 50 anni, intervengono altri elementi di disturbo: l’ingrassamento tipico della mezza età può contribuire alla comparsa di apnea nel sonno; la crisi ormonale della menopausa e quella dell'andropausa sono spesso causa di insonnie ostinate.
Il primo passo: riconoscere il problema
E’ importante ricordare che i disturbi del sonno, quando sono persistenti, danneggiano notevolmente la qualità della vita e accelerano il processo d'invecchiamento.
Meno dormiamo e meno tempo ha il cervello per portare a termine la sua complessa opera notturna: gli ormoni vengono secreti in minore quantità, la riparazione dei tessuti e delle cellule non può avvenire nella dovuta misura, il tono dell'umore ne risente.
Bisogna quindi affrontare per tempo i problemi del sonno, prendendo in considerazione la possibilità di cambiare lo stile di vita in modo da adeguarlo alle esigenze biologiche dei nostri ritmi circadiani e rivolgendosi, quando è necessario, a un medico esperto.
Nell'anziano
A partire dai 65 anni, il sonno comincia a subire importanti variazioni. Se l'adolescente tende in generale a spostare in avanti la fase del sonno e a ritardare il risveglio (tipo gufo), l'anziano è propenso invece ad anticiparla, ad addormentatsi presto e a svegliatsi prima (tipo allodola).
La ragione principale di questa inversione di tendenza sta nel fatto che la persona anziana ha effettivamente bisogno di meno ore di sonno: 6 o 7 sono più che sufficienti.
Oltre che quantitativamente, il sonno dell'anziano differisce anche qualitativamente da quello delle età precedenti; la quarta fase del sonno profondo, quella in cui viene secreto l'ormone della crescita, diminuisce drasticamente, e questo spiega anche il caratteristico 'sonno leggero' della tarda età.
Parallelamente aumenta la sonnolenza diurna, accompagnata da un gran numero di microrisvegli notturni e da un'elevata percentuale, il 40% circa, di apnea nel sonno.
Nelle persone molto anziane, anche il sonno, come altre funzioni, sembra regredire all'età infantile: diventa sempre più frammentato, fino a distribuirsi equamente tra il giorno e la notte.
http://www.humanitasalute.it/…/6937-ad-ogni-et%C3%A0-le-giu…
http://www.quellochenonsai.com/…/il_sonno_nelle_varie_eta.p…

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