lunedì 28 aprile 2014

Bambini e allergie agli acari: si può guarire?

Bambini e allergie agli acari: si può guarire?
#ALLERGIA #ACARI #BAMBINI

Gli acari sono microrganismi invisibili a occhio nudo, vivono prevalentemente nella polvere contenuta nei materassi, cuscini, piumoni, coperte.

Principali consigli utili per i soggetti allergici agli acari:

1) Usare coprimaterassi e copricuscini di prodotti efficaci e certificati per essere impermeabili agli allergeni e quindi atti nell’isolare il contatto tra il paziente e l’acaro,

2) Pulire con panno umido, usare aspirapolveri con filtri HEPA atti a bloccare oltre il 99.5% delle particelle di piccolo diametro (0.6 micron), la mancanza di tali filtri determina riammissione nell’ambiente di frammenti di acari che se inalati possono nell’allergico scatenare una crisi acuta,

3) Togliere tappeti e moquette dalla stanza del bambino allergico,

4) Rendere lo spazio della stanza da letto facile da pulire,

5) Evitare di saltare su letti e divani e di “far battaglie” con cuscini,

6) Portare con sé coperture anti acaro anche durante i soggiorni fuori casa.

I prodotti specifici (i cosiddetti farmaci acaricidi) non si sono dimostrati efficaci nel ridurre le quantità di acari e in particolare la quantità allergenica nell’ambiente e in grado di scatenate una crisi asmatica.

Molto meglio usare prodotti farmacologici atti a contrastare i sintomi, i quadri clinici scatenati dall’acaro della polvere di casa. In particolare utile è usare antistaminici per via orale in caso di oculorinite, cortisonici per via locale (nasale e bronchiale) o per via generale (orale, intramuscolo, endovena) in caso di rinite-asma bronchiale, broncodilatatori e/o anti leucotrieni in caso di asma. In casi particolari è possibile utilizzare anche anticorpi anti IgE (omalizumab). Un’immunoterapia specifica è un provvedimento di sicura efficacia e porta notevole giovamento al bambino allergico agli acari. L’immunoterapia in genere si inizia, se necessario, dai cinque anni di età.

Le allergie agli acari si possono manifestare in diversi modi

Rinite:Naso che cola con secrezione sierosa, acquosa; starnuti continui solitamente uno dopo l’altro; prurito nasale con presenza di strofinamento del naso tramite un movimento solitamente dal basso verso l’alto fatto con la mano sul naso e definito come il “saluto dell’allergico”; sensazione di “naso chiuso” dovuta a un ingrossamento dei turbinati nasali e a un aumento (ipertrofia) anche dello spessore della mucosa nasale che determina difficoltà al passaggio dell’aria dal naso.

Asma bronchiale: È un quadro clinico caratterizzato principalmente dalla presenza di tosse secca insistente, dalla difficoltà a respirare sia nell’eliminare l’aria cioè in fase espiratoria sia nell’immettere l’aria cioè in fase inspiratoria; si ha presenza di sibili, cioè di “fischi” come normalmente chiamati, prevalentemente espiratori ma anche inspiratori. Durante gli episodi di asma acuto possono essere usati dal bambino tutti i muscoli necessari a favorire l’espansione del polmone resa difficoltosa dall’ostruzione che si realizza a livello bronchiale rendendo difficoltoso il passaggio dell’aria. Infatti il bambino può presentare dei rientramenti visibili a occhio nudo a livello costale oppure dei movimenti dell’addome dovuti all’attività del muscolo diaframmatico che tende ad abbassarsi per favorire la espansione del polmone.

Inoltre per cercare di portare in tutto il corpo il poco ossigeno che riesce a passare attraverso i bronchi ostruiti, si ha un aumento dei battiti cardiaci volti a portare più sangue che trasporta ossigeno in tutto l’organismo. Per lo stesso motivo si ha un aumento degli atti respiratori, cioè della frequenza, per cercare di portare a livello alveolare più ossigeno possibile.

L‘allergia non è ereditaria, è presente solo una predisposizione genetica ad avere sintomi e quadri clinici allergici in generale; non è presente una predisposizione ad avere allergia a un particolare allergene come ad esempio gli allergeni presenti negli acari della polvere di casa.


 Foto: Bambini e allergie agli acari: si può guarire? #ALLERGIA #ACARI #BAMBINI  Gli acari sono microrganismi invisibili a occhio nudo, vivono prevalentemente nella polvere contenuta nei materassi, cuscini, piumoni, coperte.  Principali consigli utili per i soggetti allergici agli acari:  1) Usare coprimaterassi e copricuscini di prodotti efficaci e certificati per essere impermeabili agli allergeni e quindi atti nell’isolare il contatto tra il paziente e l’acaro,  2) Pulire con panno umido, usare aspirapolveri con filtri HEPA atti a bloccare oltre il 99.5% delle particelle di piccolo diametro (0.6 micron), la mancanza di tali filtri determina riammissione nell’ambiente di frammenti di acari che se inalati possono nell’allergico scatenare una crisi acuta,  3) Togliere tappeti e moquette dalla stanza del bambino allergico,  4) Rendere lo spazio della stanza da letto facile da pulire,  5) Evitare di saltare su letti e divani e di “far battaglie” con cuscini,  6) Portare con sé coperture anti acaro anche durante i soggiorni fuori casa.      I prodotti specifici (i cosiddetti farmaci acaricidi) non si sono dimostrati efficaci nel ridurre le quantità di acari e in particolare la quantità allergenica nell’ambiente e in grado di scatenate una crisi asmatica.  Molto meglio usare prodotti farmacologici atti a contrastare i sintomi, i quadri clinici scatenati dall’acaro della polvere di casa. In particolare utile è usare antistaminici per via orale in caso di oculorinite, cortisonici per via locale (nasale e bronchiale) o per via generale (orale, intramuscolo, endovena) in caso di rinite-asma bronchiale, broncodilatatori e/o anti leucotrieni in caso di asma. In casi particolari è possibile utilizzare anche anticorpi anti IgE (omalizumab). Un’immunoterapia specifica è un provvedimento di sicura efficacia e porta notevole giovamento al bambino allergico agli acari. L’immunoterapia in genere si inizia, se necessario, dai cinque anni di età.  Le allergie agli acari si possono manifestare in diversi modi      Rinite:Naso che cola con secrezione sierosa, acquosa; starnuti continui solitamente uno dopo l’altro; prurito nasale con presenza di strofinamento del naso tramite un movimento solitamente dal basso verso l’alto fatto con la mano sul naso e definito come il “saluto dell’allergico”; sensazione di “naso chiuso” dovuta a un ingrossamento dei turbinati nasali e a un aumento (ipertrofia) anche dello spessore della mucosa nasale che determina difficoltà al passaggio dell’aria dal naso.      Asma bronchiale: È un quadro clinico caratterizzato principalmente dalla presenza di tosse secca insistente, dalla difficoltà a respirare sia nell’eliminare l’aria cioè in fase espiratoria sia nell’immettere l’aria cioè in fase inspiratoria; si ha presenza di sibili, cioè di “fischi” come normalmente chiamati, prevalentemente espiratori ma anche inspiratori. Durante gli episodi di asma acuto possono essere usati dal bambino tutti i muscoli necessari a favorire l’espansione del polmone resa difficoltosa dall’ostruzione che si realizza a livello bronchiale rendendo difficoltoso il passaggio dell’aria. Infatti il bambino può presentare dei rientramenti visibili a occhio nudo a livello costale oppure dei movimenti dell’addome dovuti all’attività del muscolo diaframmatico che tende ad abbassarsi per favorire la espansione del polmone.  Inoltre per cercare di portare in tutto il corpo il poco ossigeno che riesce a passare attraverso i bronchi ostruiti, si ha un aumento dei battiti cardiaci volti a portare più sangue che trasporta ossigeno in tutto l’organismo. Per lo stesso motivo si ha un aumento degli atti respiratori, cioè della frequenza, per cercare di portare a livello alveolare più ossigeno possibile.      L‘allergia non è ereditaria, è presente solo una predisposizione genetica ad avere sintomi e quadri clinici allergici in generale; non è presente una predisposizione ad avere allergia a un particolare allergene come ad esempio gli allergeni presenti negli acari della polvere di casa.

Dimmi come dormi e ti dirò che gravidanza avrai

Dimmi come dormi e ti dirò che gravidanza avrai
#GRAVIDANZA #SONNO #SALUTE #BAMBINO #DORMIRE

Un gesto semplice e naturale come dormire può nascondere dei pericoli soprattutto durante i nove mesi della gravidanza. È importante il modo in cui si dorme? A quali rischi si va incontro se si assumono determinate posizioni? Te lo dice DORMICISU

Il ritmo sonno/veglia in gravidanza

Come dormire in gravidanza?

Nei primi mesi della gravidanza non noterai grandi differenze sul tuo modo di dormire, i disturbi sono lievi e il pancione è ancora poco prominente: col passare del tempo però potresti trovare difficoltà a dormire nella posizione abituale. Crampi, sonno leggero, preoccupazioni, gambe gonfie e il bambino che si muove sono alcuni dei fattori che possono disturbare il tuo riposo: riuscire a dormire per 8 ore consecutive potrebbe essere una condizione difficile da mantenere. A pancia sotto o supina: dovrai evitare di assumere queste posizioni, perché potrebbero provocare dei danni a te e al tuo bambino. La migliore è quella che ti vede distesa sul fianco sinistro con le gambe leggermente flesse, che non impedisce il corretto funzionamento di nessuno dei tuoi organi interni e non esercita alcuna pressione sul feto. Mantieni un ritmo sonno/veglia costanti e cerca di non dormire né troppo né troppo poco, non devi strapazzare il tuo corpo, soprattutto in questa fase della tua vita. Mangia alimenti di facile digestione alla sera e cerca di rilassarti ascoltando musica o leggendo; se pratichi attività fisica, fai in modo che sia una a basso impatto ed evita le ore dal tardo pomeriggio in poi.

La posizione durante il sonno può provocare un aborto

A dirlo uno studio condotto in Nuova Zelanda su circa 450 donne in dolce attesa: i dati raccolti hanno mostrato come le future mamme che erano solite coricarsi in posizione supina o sul fianco destro aumentavano le probabilità di aver un aborto spontaneo. Le 300 donne del campione che hanno portato a termine la gravidanza dormivano invece sul fianco sinistro; la ricerca è stata pubblicata sul celebre British Medical Journal ed è stata condotta da un’équipe di medici specializzati. La causa dell’aborto è stata spiegata nei dettagli: la posizione sul fianco sinistro facilita l’afflusso di sangue agli organi interni, che non sono schiacciati dal peso del pancione. Dormire supine provoca invece problemi all’intestino: quest’ultimo, sotto la pressione esercitata dal feto, rallenta il suo funzionamento e la digestione della mamma si può rivelare difficoltosa. Dormire sul lato destro è invece pericoloso per cuore e circolazione: ad essere schiacciata questa volta è la vena cava inferiore, che irrora il corpo dalla vita in giù, e lo scarso afflusso di sangue in questa zona del corpo causa pesantezza delle gambe e danneggia il microcircolo. Puoi essere colpita anche da abbassamenti di pressione, giramenti di testa e senso di spossatezza, tutti causati dallo scarso afflusso di ossigeno (portato dal sangue) a muscoli, organi e tessuti. Coricarsi a pancia sotto è impossibile negli ultimi mesi di gestazione ma quando la gravidanza è agli inizi lo si può ancora fare: il problema è che a premere sul feto è tutto il corpo materno, posizione quindi che dovrai evitare da subito.

La posizione migliore per dormire in gravidanza

Gli specialisti consigliano di dormire assumendo la posizione sul fianco sinistro, con le gambe piegate e circondata da cuscini. Questi ti aiuteranno a non girarti durante la notte e quindi a non farti trovare supina o sul fianco destro; così facendo otterrai benefici e alleggerirai il peso esercitato soprattutto su fegato, reni e intestino. Scongiurerai la comparsa delle emorroidi e il senso di nausea, piuttosto frequente in gravidanza, si placherà. La circolazione non ne risentirà affatto ma anzi la placenta avrà via libera per trasportare tutti i nutrienti al tuo piccolo. Se non sei solita dormire sul fianco sinistro, cerca di abituarti il prima possibile e utilizza dei cuscini adatti (reperibili nei negozi specializzati) per sentirti più comoda: ne puoi mettere uno dietro la schiena, sotto il pancione e tra le gambe, in modo da essere il più possibile a tuo agio per tutta la notte. Ce ne sono di ogni forma o materiale e troverai sicuramente quello che fa al caso tuo. Non scordare poi di fare un bagno caldo prima di coricarti: distenderai le tensioni accumulate durante la giornata e ti faciliterà un sonno ristoratore.

Non è facile riposarsi al meglio durante i nove mesi della gravidanza, il sonno è più leggero e “movimentato”, perché il bambino può muoversi in ogni momento, fai fatica a digerire dei cibi che finora hai mangiato senza problemi e lo stimolo di fare pipì diventa più frequente, spezzando le 8 ore necessarie a rigenerarsi. Anche gli ormoni provocano degli scombussolamenti sull’andamento del sonno: è quindi fondamentale puntare sulla qualità del riposo. Se seguirai i consigli di Doctissimo riuscirai a scongiurare fastidi e rischi che una posizione notturna scorretta può provocare. Finalmente puoi concederti una bella dormita in tutta sicurezza!


 

Come dormire bene con lo yoga

Come dormire bene con lo yoga
#dormire #yoga


Una minisequenza da eseguire prima di dormire, da sdraiati, sul proprio materasso, per conciliare il riposo e far sì che sia davvero ristoratore.

Avete mai osservato un gatto mentre dorme? O un neonato? Quando inspirano il loro corpo si espande morbidamente, quando espirano si svuota morbidamente: un dolce andirivieni regolare, come un’onda delicata su una spiaggia. Senza sforzo. Espansione e ritorno (yin e yang), sono in naturale sintonia con il ritmo dell’Universo.



Una “gabbia muscolare”

Per gatti e bebè il sonno è profondo e ristoratore. Mentre il nostro dormire a volte non lo è, perché le difficoltà della vita, che spesso non sappiamo prendere con yogico distacco, si trasformano in contratture muscolari, le più comuni a spalle e schiena, che ostacolano il fluire del respiro (prana). Le preoccupazioni o i dispiaceri contraggono involontariamente muscoli e viscere, per cui a fine giornata spesso ci troviamo prigionieri dentro una “corazza muscolare”. E se permane durante il sonno, al mattino ci svegliamo molto stanchi, perché ogni contrattura signif ica dispendio di energia e mal funzionamento delle funzioni vitali. Solo un saggio distacco (vairgyabhyam) permetterebbe di non accumulare e, dunque, risentire nel corpo delle difficoltà. Dove per distacco si intende essere se stessi, senza identificarsi con i ruoli (professionali o familiari), con le capacità che abbiamo (o no), con successi o insuccessi. Senza tale distacco ogni esperienza lascia in noi una traccia, positiva o negativa. Non sempre però è possibile allontanarsi fisicamente da ciò che crea difficoltà (per esempio un lavoro insoddisfacente), ma lo yoga ci insegna che possiamo allontanarcene a livello mentale ed emozionale, smettendo di identificarci con le difficoltà. E possiamo farlo liberandoci dalle contratture muscolari accumulate.



Sciogliere le contratture

Per fortuna questo non è difficile, basta lavorare con posizioni che favoriscono l’allungamento muscolare abbinate all’ascolto del respiro.


Con il respiro

Al la base del l ’approccio terapeutico del dottor Bhole (come pure delle migliori tecniche di yoga terapia e rilassamento) c’è lo studio del respiro. La pratica proposta nelle pagine seguenti serve a sperimentare le 4 fasi del respiro (inspiro, pausa a polmoni pieni, espiro, pausa a polmoni vuoti) e il suo flusso in varie zone del corpo (espansione nell’inspirazione, ritrazione nell’espirazione), modificando in modo sostanziale la qualità del respiro stesso e, per l’interazione con il sistema nervoso,la qualità della salute e del sonno.



Un bel ricordo come cuscino

Se dopo una giornata par ticolarmente difficile fate fatica ad addormentarvi, visualizzate un bel ricordo, un momento felice, anche semplicemente la gioia provata davanti a un radioso paesaggio o al sorriso di un bambino. Andate al ricordo, rivivetelo nel corpo. Come vi sentivate in quel momento? Sorridete. Pensate di abbracciare quel ricordo come se fosse un cuscino. Vi aiuterà a cancellare ansia e preoccupazioni.

Esercizi respiratori per favorire il sonno



Allungare le espirazioni

Asamavritti Pranayama è una tecnica respiratoria in cui l’espirazione è più lunga dell’inspirazione. Si può eseguire a letto, con la luce spenta, distesi, senza cuscino, avendo cura di appoggiare bene le scapole sul materasso, con le spalle basse e il mento verso lo sterno. Eventualmente piegando le ginocchia o mettendo un cuscino sotto di esse, per avere la zona lombare più rilassata. Respirare con il naso, evitando di fare inspirazioni troppo profonde (che sveglierebbero) e cercare di allungare l’espirazione, ogni volta un pochino di più, concentrandosi sul ritmo del respiro, da mantenere più calmo possibile. La fase di espirazione è uno strumento fondamentale per rilassarsi. In particolare, un’espirazione prolungata, a cui si accompagni consapevolmente la distensione muscolare, è una tecnica di rilassamento molto efficace.



Respirare con la narice sinistra

Nell’anatomia mistica dello yoga, le due narici sono associate a due energie molto diverse tra loro. Respirare attraverso la narice destra (solare) dona energia e stimola. Respirare attraverso la narice sinistra (lunare) rilassa e calma. Il respiro cambia narice dominante circa ogni 2 ore e mezzo, in modo automatico. Prima di andare a letto è utile sedersi tranquilli, bloccare la narice destra e respirare lungamente e in modo profondo attraverso la narice sinistra, rallentando il respiro. Per prendere sonno, può anche essere d’aiuto sdraiarsi sul fianco destro favorendo così l'apertura della narice sinistra.

La sequenza

Le 5 posizioni consigliate, in base all’insegnamento del dottor Bhole, si possono eseguire a letto, se si ha un materasso abbastanza rigido. Favoriscono lo scioglimento delle contratture e dunque un buon sonno. La loro facilità non deve trarre in inganno, la loro efficacia sta nel fatto che rispettano il vero spirito di ogni asana che dovrebbe essere una “posizione stabile e confortevole”.



1 Torsione da supini
In posizione supina, con braccia allargate a T, ginocchia flesse e piedi uniti. Lascia cadere le gambe di lato per gravità, mantenendo il bordo dei piedi sovrapposti. Ruota la testa in direzione opposta. Rilascia ogni tensione senza sforzarti di toccare il materasso con le ginocchia. Se rimangono sospese, sostienile con un cuscino, in modo che la posizione sia davvero comoda. Questo è di massima importanza in ogni pratica suggerita. Solo in questa “comodità” puoi ascoltare con agio il respiro che naturalmente va nel fianco che stai allungando. Puoi così avvertire che nell’inspirazione quella zona si espande (svasa), mentre nell’espirazione si restringe (prasvasa). Rimani nell’ascolto del respiro, che genera un massaggio interno nella zona in allungamento, per 20 respiri tranquilli. Poi torna al centro e ripeti con le stesse modalità dall’altro lato.



2 Torsione da supini (variante)
In posizione supina, con braccia allargate a T, ginocchia flesse e piedi ben divaricati. Lascia cadere le gambe di lato per gravità, senza forzare, in modo che i muscoli della coscia si abituano ad allungarsi. Ruota la testa in direzione opposta, determinando torsione cervicale e lombare. Se un ginocchio rimane sollevato, appoggialo su un cuscino. Rimani nell’ascolto del respiro, cosciente e localizzato, lungo il fianco che stai allungando: avverti l’espansione nell’inspirazione e il restringimento nell’espirazione. Rimani così per 20 respiri tranquilli e, dopo una breve sosta al centro, ripeti dall’altro lato.



3 Mezza luna da distesi
In posizione supina, gambe allungate e dritte, muovile con piccoli spostamenti verso destra, alza il braccio sinistro arcuato sopra la testa. Controlla che la posizione sia comoda; se il gomito rimane sospeso appoggia sotto un piccolo cuscino. Rimani così per 20 respiri tranquilli, avverti come la parte alta del fianco sia allungata. Senti come il respiro operi un massaggio dall’interno che va a sciogliere eventuali contrazioni. Ripeti sull’altro lato.

4 Con il busto sostenuto
In posizione supina, metti un cuscino sotto le scapole, solleva le braccia ad arco sopra la testa, cercando di tenere i gomiti sul materasso. Rimani nell’ascolto del respiro per 20 respiri tranquilli, senti come l’ispirazione provochi l’espansione del torace e l’espirazione il restringimento del torace.



5 Posizione del Coccodrillo (variante)
In posizione distesa a pancia in giù, con le braccia incrociate in alto, appoggia il mento all’incrocio delle braccia. Porta l’attenzione alla zona lombare. Rimani nell’ascolto del respiro per 20 respiri tranquilli, senti come l’inspirazione provochi il sollevarsi e l’espandersi della zona lombare e come l’espirazione ne determini l’abbassarsi e il restringimento. Abbandonati al ritmo piacevole del respiro senza perdere l’attenzione
 





 

Sull’importanza del dormir bene

Sull’importanza del dormir bene
#dormirebene

Chi dorme poco non piglia pesci. Da oggi il detto suona così. E per continuare l’ormai lunghissima saga de “La nostra vita malsana” aggiungiamo un capitolo relativo al sonno: la luce artificiale, di cui facciamo abbondante abuso serale, influisce negativamente sui nostri ritmi circadiani più di qualsiasi sostanza.

Parole di Charles Czeisler direttore del dipartimento di medicina del sonno presso la Harvard Medical School.

Come era facilmente intuibile i problemi non finiscono con una lieve stanchezza mattutina o con un nervosismo da “ho dormito male”: la deprivazione da sonno ha conseguenze ben più gravi che vanno dall’obesità alla depressione passando per i disturbi cardiaci.

La luce artificiale inibisce i neuroni promotori del sonno e il suo ormone, la melatonina, promuovendo invece quelli responsabili dello stato di veglia. Il risultato è che, in una società che richiede di essere attivi e produttivi 25 ore su 24 e 8 giorni su 7, si faccia uno spropositato uso di luce per illudersi di non aver notato il tramonto del sole e poter continuare ad essere attivi ben più a lungo di quanto fisiologia vorrebbe.

Paradossalmente il picco energetico diurno di veglia, gestito dal nucleo soprachiasmatico responsabile della regolazione circadiana, arriva non a inizio giornata ma verso la fine per darci lo sprint necessario all’avvento delle tenebre. Il nostro utilizzo di luce spezza il ritmo e inibisce il biologico estinguersi del picco energetico che sfocerebbe in una sana dormita.

L’analisi statistica racconta che le ore di sonno per notte sono in netta diminuzione rispetto a 50 anni fa, e dai dati analizzati dal dottor Czeisler emerge che a livello globale i bambini dormono 1,2 ore in meno rispetto ad un secolo fa. Da qui quel disturbo dell’attenzione di cui sempre di più si sente parlare in ambito scolastico unito a difficoltà di concentrazione e senso costante di affaticamento. Responsabile, seconda solo all’abuso di alchool, degli incidenti stradali, la mancanza di sonno viene oggi inoltre aggiunta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, alla lunga lista delle possibili cause di cancro.

E le prospettive per il futuro non sono rosee. Il 19% dell’energia elettrica prodotta viene destinata al consumo di luce, pertanto molti governi stanno convertendo i vecchi bulbi ad incandescenza a favore dei meno dispendiosi – in termini energetici – LEDs molto diffusi negli schermi computer, tablet, TV ecc. Un buon proposito quello del risparmio, peccato però che i LEDs emettano prevalentemente luce blu ad onda corta e guarda un po’, le cellule gangliari fotosensibili della retina (ipRGCs) cui è legata la regolazione circadiana, sono sensibili proprio alle onde corte (verde-blu). L’esposizione a questo tipo di luce risulta quindi particolarmente negativa per quanto riguarda la regolazione del sonno. Una soluzione potrebbe essere quella di trovare il modo di selezionare e utilizzare onde luminose come quelle rosso-arancioni, meno impattanti sulla regolazione dei ritmi circadiani.

Non potendo purtroppo contemplare l’opzione di cambiare il nostro ipercinetico stile di vita, spegnendo la luce quando Natura comanda, trovare il modo di garantire una buona qualità del sonno rimane un’imperativo fondamentale per il nostro benessere psico-fisico. Come sosteneva lo scrittore francese Frédéric Dard, “per essere felici bisogna dormire molto e defecare bene. L’insonne e suo cugino lo stitico, sono i dannati della terra”.


 Foto: Sull’importanza del dormir bene #dormirebene  Chi dorme poco non piglia pesci. Da oggi il detto suona così. E per continuare l’ormai lunghissima saga de “La nostra vita malsana” aggiungiamo un capitolo relativo al sonno: la luce artificiale, di cui facciamo abbondante abuso serale, influisce negativamente sui nostri ritmi circadiani più di qualsiasi sostanza.  Parole di Charles Czeisler direttore del dipartimento di medicina del sonno presso la Harvard Medical School.  Come era facilmente intuibile i problemi non finiscono con una lieve stanchezza mattutina o con un nervosismo da “ho dormito male”: la deprivazione da sonno ha conseguenze ben più gravi che vanno dall’obesità alla depressione passando per i disturbi cardiaci.  La luce artificiale inibisce i neuroni promotori del sonno e il suo ormone, la melatonina, promuovendo invece quelli responsabili dello stato di veglia. Il risultato è che, in una società che richiede di essere attivi e produttivi 25 ore su 24 e 8 giorni su 7, si faccia uno spropositato uso di luce per illudersi di non aver notato il tramonto del sole e poter continuare ad essere attivi ben più a lungo di quanto fisiologia vorrebbe.  Paradossalmente il picco energetico diurno di veglia, gestito dal nucleo soprachiasmatico responsabile della regolazione circadiana, arriva non a inizio giornata ma verso la fine per darci lo sprint necessario  all’avvento delle tenebre. Il nostro utilizzo di luce spezza il ritmo e inibisce il biologico estinguersi del picco energetico che sfocerebbe in una sana dormita.  L’analisi statistica racconta che le ore di sonno per notte sono in netta diminuzione rispetto a 50 anni fa, e dai dati analizzati dal dottor Czeisler emerge che a livello globale i bambini dormono 1,2 ore in meno rispetto ad un secolo fa. Da qui quel disturbo dell’attenzione di cui sempre di più si sente parlare in ambito scolastico unito a difficoltà di concentrazione e senso costante di affaticamento. Responsabile, seconda solo all’abuso di alchool, degli incidenti stradali, la mancanza di sonno viene oggi inoltre aggiunta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, alla lunga lista delle possibili cause di cancro.  E le prospettive per il futuro non sono rosee. Il 19% dell’energia elettrica prodotta viene destinata al consumo di luce, pertanto molti governi stanno convertendo i vecchi bulbi ad incandescenza a favore dei meno dispendiosi – in termini energetici – LEDs molto diffusi negli schermi computer, tablet, TV ecc. Un buon proposito quello del risparmio, peccato però che i LEDs emettano prevalentemente luce blu ad onda corta e guarda un po’, le cellule gangliari fotosensibili della retina (ipRGCs) cui è legata la regolazione circadiana, sono sensibili proprio alle onde corte (verde-blu). L’esposizione a questo tipo di luce risulta quindi particolarmente negativa per quanto riguarda la regolazione del sonno. Una soluzione potrebbe essere quella di trovare il modo di selezionare e utilizzare onde luminose come quelle rosso-arancioni, meno impattanti sulla regolazione dei ritmi circadiani.  Non potendo purtroppo contemplare l’opzione di cambiare il nostro ipercinetico stile di vita, spegnendo la luce quando Natura comanda, trovare il modo di garantire una buona qualità del sonno rimane un’imperativo fondamentale per il nostro benessere psico-fisico. Come sosteneva lo scrittore francese Frédéric Dard, “per essere felici bisogna dormire molto e defecare bene. L’insonne e suo cugino lo stitico, sono i dannati della terra”.

Piante in camera da letto? Si può!

Piante in camera da letto? Si può!

Leggenda vuole che in camera da letto non vadano posti fiori e piante!

Ma quel che non si racconta spesso è che alcune piante sono adatte ad essere collocate nel luogo in cui dormiamo, poiché sono in grado di purificare l’aria e liberare ossigeno durante la notte, a differenza di quanto avviene di solito. Alcune piante possono infatti assorbire le sostanze nocive che entrano in casa e causano inquinamento, come ad esempio la formaldeide, o il benzene, che proviene dal fumo di sigaretta, oppure l’ammoniaca, sostanza presente in molti detersivi.

Specie in camera da letto, vanno collocate piante utili proprio a rimuovere questo tipo di agenti chimici e a liberare l’ossigeno di notte. Le piante adatte a questo tipo di utilizzo sono la Sansevieria trifasciata, l’Aloe vera, e la Schlumbergera.

La Sansevieria trifasciata è una pianta appartenente alla famiglia delle Liliaceae e originaria dell’Africa, è molto semplice da coltivare e si adatta agli spazi stretti, va annaffiata poco e può essere posta in un luogo luminoso ma lontano dalle correnti d’aria.

L’Aloe vera deve essere posta in luoghi soleggiati e va annaffiata in primavera e in estate. Infine, la Schlumbergera appartiene alla famiglia delle Cactaceae e predilige l’esposizione alla luce diretta e va annaffiata una volta la settimana.


 Foto: Piante in camera da letto? Si può!  Leggenda vuole che in camera da letto non vadano posti fiori e piante!  Ma quel che non si racconta spesso è che alcune piante sono adatte ad essere collocate nel luogo in cui dormiamo, poiché sono in grado di purificare l’aria e liberare ossigeno durante la notte, a differenza di quanto avviene di solito. Alcune piante possono infatti assorbire le sostanze nocive che entrano in casa e causano inquinamento, come ad esempio la formaldeide, o il benzene, che proviene dal fumo di sigaretta, oppure l’ammoniaca, sostanza presente in molti detersivi.  Specie in camera da letto, vanno collocate piante utili proprio a rimuovere questo tipo di agenti chimici e a liberare l’ossigeno di notte. Le piante adatte a questo tipo di utilizzo sono la Sansevieria trifasciata, l’Aloe vera, e la Schlumbergera.  La Sansevieria trifasciata è una pianta appartenente alla famiglia delle Liliaceae e originaria dell’Africa, è molto semplice da coltivare e si adatta agli spazi stretti, va annaffiata poco e può essere posta in un luogo luminoso ma lontano dalle correnti d’aria.  L’Aloe vera deve essere posta in luoghi soleggiati e va annaffiata in primavera e in estate. Infine, la Schlumbergera appartiene alla famiglia delle Cactaceae e predilige  l’esposizione alla luce diretta e va annaffiata una volta la settimana.

Dormire bene e a sufficienza per un cuore in forma

Dormire bene e a sufficienza
per un cuore in forma


Un buon sonno potenzia moltissimo i vantaggi di uno stile di vita salutare sul rischio cardiovascolare
#cuore #dormire #benessere #sonno

Dormire bene per mantenere il cuore in forma. Si sa che un buon sonno è legato a doppio filo a una miglior salute cardiovascolare, ora una ricerca olandese pubblicata sull'European Journal of Preventive Cardiology dimostra che una bella notte di riposo potenzia gli effetti benefici di uno stile di vita sano: ai quattro “pilastri” del benessere di cuore e vasi, ovvero dieta sana, esercizio fisico, limitazione dell'alcol e addio al fumo, va aggiunto perciò il quinto, dormire abbastanza.

STUDIO – Il Monitoring Project of Risk Factors for Chronic Diseases (MORGEN) è uno studio olandese che ha coinvolto poco meno di 15mila uomini e donne, senza malattie cardiovascolari al momento dell'ingresso nell'indagine, che sono stati seguiti per 12 anni registrando innumerevoli elementi relativi ai loro stili di vita. Come ci si aspettava, aderire a ciascuno dei quattro fattori noti per avere effetti protettivi sul sistema cardiovascolare riduce il pericolo di eventi avversi come infarti e ictus: un'alimentazione sana ad esempio abbassa la probabilità di malattie del 12 per cento, non fumare addirittura del 43 per cento; il rischio di eventi fatali diminuisce del 26 per cento in chi si mantiene fisicamente attivo e di nuovo del 43 per cento in chi non fuma.

SONNO – I dati sottolineano tuttavia l'efficacia di un quinto fattore di protezione per cuore e vasi: infatti i partecipanti allo studio che non si facevano mancare una buona notte di sonno (intesa per gli adulti come almeno sette ore di riposo) hanno mostrato un rischio di malattie cardiovascolari inferiore del 22 per cento rispetto a chi non dormiva abbastanza, oltre a una diminuzione del 43 per cento della probabilità di eventi fatali. In sostanza, dormire proteggerebbe cuore e vasi tanto quanto non fumare. A conferma di ciò, se ai quattro comportamenti corretti per uno stile di vita salutista si aggiunge un buon sonno l'effetto protettivo è ancora più marcato, come spiega la coordinatrice dell'indagine Monique Verschuren del National Institute for Public Health and Environment olandese: «La combinazione di sana alimentazione, esercizio fisico, no al fumo e moderazione con l'alcol abbassa il pericolo di malattia del 57 per cento e di infarti e ictus mortali del 67 per cento. Se oltre a tutto ciò si dorme anche bene e a sufficienza il rischio cala rispettivamente del 65 e dell'83 per cento – sottolinea Verchuren –. Studi precedenti hanno dimostrato che una scarsa quantità di sonno è legata a una maggiore incidenza di sovrappeso e obesità, ipertensione, colesterolo e trigliceridi alti: quindi, il sonno è associato direttamente a fattori connessi al rischio cardiovascolare e dobbiamo inserirlo fra gli elementi dello stile di vita che contribuiscono a mantenere cuore e vasi in salute. Sette ore sembrano la quantità di riposo sufficiente per la maggioranza degli adulti: una nostra ricerca ha mostrato che chi dorme meno di sette ore e si sveglia al mattino non abbastanza riposato ha un rischio di malattie cardiovascolari del 63 per cento più alto rispetto a chi dorme oltre sette ore. Tuttavia, anche un sonno più breve ma profondamente ristoratore non aumenta il rischio: la variabilità fra individui fa sì che non tutti abbiano bisogno per forza di dormire sette ore, l'essenziale è che il riposo sia sufficiente per le proprie necessità».


 

Gli adolescenti sono più sereni e concentrati se possono dormire di più

Gli adolescenti sono più sereni e concentrati se possono dormire di più
#adolescenza #sonno #dormire #salute

Una ricerca americana ha dimostrato che andare a scuola un po’ più tardi rende gli adolescenti più felici, rilassati e meno dipendenti dalla caffeina. Considerato che l’ingresso non si può ritardare, invitiamoli ad andare a letto prima.

Il sogno di tutti gli studenti, dormire più a lungo al mattino, non è poi un’idea tanto assurda: è stata avallata da un gruppo di ricercatori americani del Bradley Hasbro Children’s Research Center. Secondo questi esperti, ritardare di poco l’orario di ingresso a scuola al mattino può giovare alla salute degli adolescenti: l’umore migliora, si hanno più energie per affrontare gli impegni di studio e sport e si diminuisce il consumo di caffè e degli energy drink che danno l’impressione di essere più svegli e attivi.

I ragazzi dormono troppo poco
La ricerca, pubblicata sulla rivista Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics, ha volute studiare gli effetti sulla quotidianità nei ragazzi ai quali veniva data la possibilità di dormire un po’ di più. Secondo la dottoressa Julie Boergers, autrice della ricerca, è comune per gli adolescenti non dormire a sufficienza. I giovani vanno a letto sempre più tardi, spesso dopo le 11 di sera e dovendosi alzare presto è difficile che raggiungano le otto ore che, alla loro età, sono appena sufficienti per riposare il corpo e la mente, recuperando energie, fissando le nozioni e affrontare adeguatamente la giornata. Dormire poco infatti esercita potenziali effetti negativi sulla salute psicofisica, sulla sicurezza e sull’apprendimento e dover andare a scuola troppo presto al mattino rende più seria la situazione.

E’ sufficiente mezz’ora di sonno in più
Gli studiosi hanno preso come modello di riferimento un gruppo di studenti di una scuola privata, che ha accettato di permettere agli studenti di entrare alle 8 e 25 del mattino anziché alle otto. È stato osservato che la mezz’ora in più veniva sfruttata dagli studenti per dormire, facendo loro raggiungere in molti casi le otto ore di sonno per notte raccomandate. Inoltre, i ragazzi erano più attivi durante giorno, il loro rendimento migliorava, erano più spesso di buonumore e consumavano meno caffeina. Quando in primavera l’orario è stato riportato indietro, si è verificato un peggioramento della condizione generale degli studenti, si sono, infatti, mostrati meno reattivi e di umore peggiore sui banchi di scuola. Secondo gli esperti sarebbe opportuno allineare l’orario scolastico con quello dei ritmi circadiani, ossia con i bioritmi che regolano sonno, veglia e attenzione della maggior parte degli studenti e con il loro reale bisogno di dormire. In questo modo si avrebbero ragazzi più felici, attivi e non dipendenti dalla caffeina.

Ecco che cosa si può fare in famiglia
La ricerca Usa non è l’unica ad auspicare che i ragazzi vadano a scuola un po’ più tardi per essere più svegli e attivi la mattina, soprattutto nelle ore invernali, quando l’assenza di luce non riesce a stimolare gli ormoni che aumentano la soglia dell’attenzione e la sensazione di essere ben svegli. Addirittura, qualche tempo fa un preside inglese aveva proposto di far entrare a scuola i ragazzi addirittura alle 11 di mattina, forte dei risultati confortanti di una precedente ricerca, condotta su 200 ragazzini britannici. Senza arrivare a questi eccessi, che stravolgerebbero le abitudini della famiglia e i bioritmi naturali, è vero che una notte di sonno regolare alle spalle aiuta quanto alzarsi più tardi, perché si raggiunge l’effetto di dormire di più: almeno otto ore per notte dopo i 14 anni, anche nove o dieci per i ragazzini più giovani. È quindi bene cercare di reimpostare le abitudini dei figli, fin da piccoli, mandandoli a letto entro le dieci fino alle scuole medie e mai dopo le undici alle superiori. Cena entro le 20, liquida e leggera, ricca più di carboidrati e fibre che di proteine, in modo che sia digeribile e rilassante. Colazione con calma, assieme alla famiglia, per creare un momento di socializzazione che ricarica in vista della giornata. E chissà che, un giorno, non cambi anche l’orario scolastico a favore dei ragazzi…
G.A.


 

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mercoledì 16 aprile 2014

Test della personalità: scegli una posizione per dormire

Test della personalità: scegli una posizione per dormire
(...e ti dirò chi sei )

Gli studiosi pensano che la posizione presa durante il sonno dice molte cose sul tipo di personalità che abbiamo, essendoci un legame tra la posizione e il nostro stato psicologico.Scegli la figura che per prima ti fa pensare a te stessa mentre dormi e leggi il profilo psicologico corrispondente. Attenzione: non farti ingannare dalla tua parte cosciente, concediti pochi secondi per la scelta e vai diretta ai risultati.

Scegli la figura che per prima ti fa pensare a te stessa mentre dormi e leggi il profilo psicologico corrispondente. Attenzione: non farti ingannare dalla tua parte cosciente, concediti pochi secondi per la scelta e vai diretta ai risultati.

Se abitualmente dormi nella posizione A
Posizione fetale.

Chi si chiude nella posizione fetale è una persona dura all’ esterno ma molto sensibile interiormente e con il cuore tenero. Può essere timido quando incontra qualcuno per la prima volta, ma, in breve, si rilassa. È una posizione che manifesta un desiderio di protezione, introversione. Si tratta della posizione di sonno più diffusa, adottata da circa il 41% della ricerca condotta da Idziowski su 1.000 casi e Le donne che la prendono sono più del doppio degli uomini.

Se abitualmente dormi nella posizione B
Posizione allungata.

Chi dorme su un lato mantenendo entrambe le braccia lungo i fianchi è una persona alla mano, socievole, che ama essere nella folla, tra la gente e che ha fiducia nel prossimo. Tuttavia, può essere anche un po’ ingenua e quindi spesso vittima di qualche delusione. A dormire nella seconda posizione è circa il 15% della gente.

Se abitualmente dormi nella posizione C
Posizione dell’aspirante.

A farla è il 13% della gente. Chi dorme sul fianco con entrambe le braccia proiettate in avanti, ha una natura aperta ma, allo stesso tempo, cinica e sospettosa. Diffilcemente prende decisioni veloci ma dopo averlo fatto non cambia più idea.

Se abitualmente dormi nella posizione D
Posizione del soldato.

Dormire supini è tipico dell’8% della popolazione e svela un carattere quieto e riservato. Si tratta di una persona che non apprezza il caos e ricerca elevati standard di qualità per se stesso e per chi lo circonda .

Se abitualmente dormi nella posizione E
Posizione della caduta libera.

Chi dorme prono, a pancia in giù, con le braccia attorno al cuscino e la testa girata di lato, è spesso una persona molto sicura, passionale, amante della propria libertà ma anche un po’ ansiosa. Non ama le critiche e, ovviamente, le situazioni estreme.

Se abitualmente dormi nella posizione F
Posizione a stella marina.

Chi dorme sulla schiena con entrambe le braccia sul cuscino (5% della gente) è un buon amico, sempre pronto ad ascoltare gli altri e disponibile ad aiutare in caso di necessità. Di solito, però, si tratta di un soggetto che non ama molto essere al centro dell’attenzione.

e tu hai trovato la tua posizione che abitualmente usi quando dormi ????


 Foto: Test della personalità: scegli una posizione per dormire   (...e ti dirò chi sei )  Gli studiosi pensano che la posizione presa durante il sonno dice molte cose sul tipo di personalità che abbiamo, essendoci un legame tra la posizione e il nostro stato psicologico.Scegli la figura che per prima ti fa pensare a te stessa mentre dormi e leggi il profilo psicologico corrispondente. Attenzione: non farti ingannare dalla tua parte cosciente, concediti pochi secondi per la scelta e vai diretta ai risultati.  Scegli la figura che per prima ti fa pensare a te stessa mentre dormi e leggi il profilo psicologico corrispondente. Attenzione: non farti ingannare dalla tua parte cosciente, concediti pochi secondi per la scelta e vai diretta ai risultati.  Se abitualmente dormi nella posizione A Posizione fetale.  Chi si chiude nella posizione fetale è una persona dura all’ esterno ma molto sensibile interiormente e con il cuore tenero. Può essere timido quando incontra  qualcuno per la prima volta, ma, in breve, si rilassa. È una posizione che manifesta un desiderio di protezione, introversione. Si tratta della posizione di sonno più diffusa, adottata da circa il 41% della ricerca condotta da Idziowski su 1.000 casi e Le donne che la prendono sono più del doppio degli uomini.  Se abitualmente dormi nella posizione B Posizione allungata.  Chi dorme su un lato mantenendo entrambe le braccia lungo i fianchi è una persona alla mano, socievole, che ama essere nella folla, tra la gente e che ha fiducia nel prossimo. Tuttavia, può essere anche un po’ ingenua e quindi spesso vittima di qualche delusione. A dormire nella seconda posizione è circa il 15% della gente.  Se abitualmente dormi nella posizione C  Posizione dell’aspirante.  A farla è il 13% della gente. Chi  dorme sul fianco con entrambe le braccia proiettate in avanti, ha una natura aperta ma, allo stesso tempo, cinica e sospettosa. Diffilcemente prende decisioni veloci ma dopo averlo fatto non cambia più idea.  Se abitualmente dormi nella posizione D  Posizione del soldato.  Dormire supini è tipico dell’8% della popolazione e svela un carattere quieto e riservato. Si tratta di una persona che non apprezza il caos e ricerca elevati standard di qualità per se stesso e per chi lo circonda .  Se abitualmente dormi nella posizione E  Posizione della caduta libera.  Chi dorme prono, a pancia  in giù, con le braccia attorno al cuscino e la testa girata di lato, è spesso una persona molto sicura, passionale, amante della propria libertà ma anche un po’ ansiosa. Non ama le critiche e, ovviamente, le situazioni estreme.  Se abitualmente dormi nella posizione F  Posizione a stella marina.  Chi dorme sulla schiena con entrambe  le braccia sul cuscino (5% della gente) è un buon amico, sempre pronto ad ascoltare gli altri e disponibile ad aiutare in caso di necessità. Di solito, però, si tratta di un soggetto che non ama molto essere al centro dell’attenzione.  e tu hai trovato la tua posizione che abitualmente usi quando dormi?!?!?

Dormire rende belli! Ecco come migliorare il proprio aspetto durante il sonno

Dormire rende belli! Ecco come migliorare il proprio aspetto durante il sonno
#dormire #sonno #bellezza #salute

Se vuoi una pelle perfetta e capelli splendidi devi dormire. Hai capito bene, il sonno è uno dei migliori alleati per la tua bellezza. Come? Ecco 5 consigli utili per svegliarti nel modo migliore.

Il sonno e la bellezza sono strettamente collegati. Se fino ad oggi hai sempre pensato che dormire poco ti avrebbe solo causato occhiaie e borse sotto gli occhi sappi che in realtà il sonno è uno dei migliori alleati di bellezza. Non ci credi? Ecco 8 consigli utili da provare per migliorare il tuo aspetto semplicemente.. dormendo.

Cuscino di raso o di seta

Che differenza fa il materiale della federa? Se scegli il raso o la seta l’effetto benefico sarà sia per i tuoi capelli che per la tua pelle. La loro consistenza infatti, impedirà alle ciocche di annodarsi e di conseguenza ti sveglierai senza quegli odiosi capelli arruffati. Anche la pelle sarà più liscia e morbida, perché il materiale della federa farà meno attrito sulla pelle evitando di creare rughe e linee.

Pancia in su

Anche se ti sembra un fatto poco rilevante, la posizione che assumi durante la notte è fondamentale sia per la tua bellezza che per la tua salute. Dormire sulla schiena infatti, impedisce la formazione di linee e segni sul viso che a lungo andare possono tramutarsi in rughe. Inoltre questa posizione previene i dolori al collo e riduce il reflusso gastrico.

Struccarsi alla perfezione

Per permette alla pelle di respirare e rigenerarsi durante la notte è fondamentale struccarsi accuratamente prima di andare a letto, rimuovendo ogni residuo di make up che altrimenti causerebbe l’invecchiamento della pelle e ostruirebbe i pori.

La crema notte

Dormire aiuta sì, ma la giusta crema notte è fondamentale per svegliarsi al mattino con una pelle vellutata e luminosa. Per un look fresco ed essere pronta in cinque minuti, oltre alla crema idratante applica un balsamo labbra e un rinforzante per le ciglia: durante la notte avviene il ciclo di riparazione della pelle.

Evitare l’eccesso di alcool e sale

Sarà pur vero che il sonno è nostro alleato, ma non per questo non dobbiamo fare attenzione a quello che beviamo e mangiamo. L’eccesso di alcool e sale assunti prima di andare a coricarsi infatti, causano disidratazione e gonfiore, in particolar modo nella zona attorno agli occhi. Se ti accorgi di aver alzato troppo il gomito aggiungi un cuscino in modo da riposare con la testa in una posizione più alta per aiutare il defluire dei liquidi.

 Foto: Dormire rende belli! Ecco come migliorare il proprio aspetto durante il sonno #dormire #sonno #bellezza #salute  Se vuoi una pelle perfetta e capelli splendidi devi dormire. Hai capito bene, il sonno è uno dei migliori alleati per la tua bellezza. Come? Ecco 5 consigli utili per svegliarti nel modo migliore.   Il sonno e la bellezza sono strettamente collegati. Se fino ad oggi hai sempre pensato che dormire poco ti avrebbe solo causato occhiaie e borse sotto gli occhi sappi che in realtà il sonno è uno dei migliori alleati di bellezza. Non ci credi? Ecco 8 consigli utili da provare per migliorare il tuo aspetto semplicemente.. dormendo.  Cuscino di raso o di seta  Che differenza fa il materiale della federa? Se scegli il raso o la seta l’effetto benefico sarà sia per i tuoi capelli che per la tua pelle. La loro consistenza infatti, impedirà alle ciocche di annodarsi e di conseguenza ti sveglierai senza quegli odiosi capelli arruffati. Anche la pelle sarà più liscia e morbida, perché il materiale della federa farà meno attrito sulla pelle evitando di creare rughe e linee.  Pancia in su  Anche se ti sembra un fatto poco rilevante, la posizione che assumi durante la notte è fondamentale sia per la tua bellezza che per la tua salute. Dormire sulla schiena infatti, impedisce la formazione di linee e segni sul viso che a lungo andare possono tramutarsi in rughe. Inoltre questa posizione previene i dolori al collo e riduce il reflusso gastrico.  Struccarsi alla perfezione  Per permette alla pelle di respirare e rigenerarsi durante la notte è fondamentale struccarsi accuratamente prima di andare a letto, rimuovendo ogni residuo di make up che altrimenti causerebbe l’invecchiamento della pelle e ostruirebbe i pori.  La crema notte  Dormire aiuta sì, ma la giusta crema notte è fondamentale per svegliarsi al mattino con una pelle vellutata e luminosa. Per un look fresco ed essere pronta in cinque minuti, oltre alla crema idratante applica un balsamo labbra e un rinforzante per le ciglia: durante la notte avviene il ciclo di riparazione della pelle.  Evitare l’eccesso di alcool e sale  Sarà pur vero che il sonno è nostro alleato, ma non per questo non dobbiamo fare attenzione a quello che beviamo e mangiamo. L’eccesso di alcool e sale assunti prima di andare a coricarsi infatti, causano disidratazione e gonfiore, in particolar modo nella zona attorno agli occhi. Se ti accorgi di aver alzato troppo il gomito aggiungi un cuscino in modo da riposare con la testa in una posizione più alta per aiutare il defluire dei liquidi.

La Psicologia con i bambini Come far dormire i bambini, una rassegna dei metodi

La Psicologia con i bambini
Come far dormire i bambini, una rassegna dei metodi

#psicologia #bambini #sonno

Questo è uno degli argomenti più dibattuti nel web e tra mamme spesso alla ricerca della soluzione miracolosa per dar tregua all'insonnia a cui difficilmente si resiste a lungo, soprattutto se poi si deve andare a lavorare...

Su questo argomento vanno fatto alcune differenziazioni legate all'età del bambino, perchè un conto sono i neonati un altro i bambini più grandi.

Uno dei metodi divulgati soprattutto per i neonati, che a suo tempo apparivano utilissimi e che in tre giorni promettevano di riuscire a far dormire tutta la notte nel proprio letto anche bambini di 4/6 mesi, è il famoso libro di Estivill "Fate la nanna".


Il metodo consiste in varie fasi:

Preparare il bambino alla nanna, introducendo una routine da ripetersi ogni sera (bagnetto caldo, pigiama, lettura di una storia….);
Mettere il bambino nel lettino, e lasciare subito la stanza;
Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare, aumentando gradualmente il periodo di tempo (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti, poi 10, e così via);
Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza prenderlo in braccio. Nel caso, non raro, in cui il bambino abbia vomitato, bisogna pulire tutto, dire al bimbo che va tutto bene, sempre senza prenderlo in braccio, e uscire dalla stanza;

A questo punto, secondo Estivill, il bambino capisce che tanto piangere non serve a niente, e si addormenta...

In realtà, questo metodo (prettamente comportamentista) ha diversi punti deboli:

1. Avete idea di quanti sono anche solo tre minuti di notte (l'eternità è più breve) mentre il tuo bambino piange?!

2. Si parte dall'assunto che il bambino pianga per richiamare l'attenzione quindi se non ottiene ciò che vuole si presuppone che il comportamento si estingua e lui impari ad addormentarsi da solo... "qui mamma e papà dovranno dimostrare la loro vera forza. Non dovranno pensare a Paolino che, in segno di supplica, alza i braccini con un viso triste o che, se più grande, urla tutta la sua disperazione [..] Piangerà, urlerà, singhiozzerà fino a strangolarsi, vomiterà, si agiterà in preda a convulsioni, dirà “sete”, “fame”, “bua” “ti prego”, “non ti voglio più” e quant’altro pur di riuscire a piegarvi. Ma voi fate finta di nulla, siate stoici"... ma con quale scopo?!

3. Il contatto calma, qualunque mamma può dirlo: quando la mamma prende in braccio il suo bambino questo si calma anche in pochissimo tempo e questo non è un "elemento da evitare per genitori poco capaci di reggere la frustrazione" come afferma Estivill, ma è il modo di costruzione della relazione in un periodo della vita del bambino in cui dipende totalmente dagli altri. Se non viene consolato in questo periodo imparerà che nessuno ascolta i suoi bisogni e riuscirà ad esprimerli in futuro?

Al lato opposto c'è il metodo del co-sleeping (tutti insieme nel lettone) fino a quando il bambino non si sentirà pronto a dormire da solo. Questa modalità può essere utile se si cerca di costruire un rapporto stretto con il bambino. Inoltre è un metodo molto naturale, usato con successo da sempre sia dall’essere umano che nel mondo animale, e che quindi ha superato la dura prova dell’evoluzione, molte ostetriche lo consigliano al ritorno a casa dall'ospedale... ma non va bene per tutti e per tempi lunghi, sia per la persona sia per la coppia che sparisce usurpata dallo spazio per eccellenza.

Inoltre, quando il bambino ha pochi mesi sta fermo.. ma poi comincia a scalciare, si mette di trasverso.... un incubo... in cui il risultato è sempre lo stesso: non si dorme!

Un altro metodo che sembra più ragionevole e che in parte ho adottato è quello di Tracy Hogg "il linguaggio segreto dei neonati" in cui l'autrice consiglia di guardare il bambino e cercare di seguire i suoi bisogni ed i suoi ritmi. In realtà nel libro non insegna ad addormentarlo, ma a calmarlo e non agire e mettere in atto azioni che in realtà potrebbero agitarlo ancora di più...

Questa è la teoria ed ognuno deve addattarla alla propria modalità e alle proprie realtà, ma funziona anche molto bene per molti bambini. Il punto debole resta che non sempre si riesce a riconoscere i segnali del sonno e magari continuiamo a stimolare il bambino che invece ha sonno ed il pianto è il suo modo per isolarsi.

Ecco quindi alcuni consigli su come agire quando le cose non vanno secondo le aspettative.

Prendetelo in braccio, e senza cullarlo, sussurrategli nell’orecchio con voce decisa “va tutto bene! Mamma (o papà) è qui. Dobbiamo imparare ad addormentarci da soli. Ora ti insegno come si fa.” Aspettate che il bambino smetta di piangere e poi mettetelo subito nel lettino. Ma come si fa a farlo smettere di piangere senza cullarlo? Tracy Hogg sostiene che gli si possono dare delle leggere pacche al centro della schiena, mentre si emette un suono sussurrante “shh shhh!” vicino all’orecchio del bambino. Non dentro l’orecchio! Lo sh sh sh deve essere appena più forte del volume del suo pianto.
Pacche ritmate sulla schiena e shh shh nell’orecchio sono una specie di miracolo. Il neonato non è in grado si sostenere più di 2 stimoli alla volta. Se ci aggiunge il terzo, cioè il suo pianto, non ce la fa. Quindi è costretto a smettere di piangere. Voi a quel punto lo rimettete nel lettino, magari un pò di lato, e continuate a dare pacche e a fare sh shh per un pochino. Prima che si addormenti del tutto, smettete, e uscite dalla stanza.

Io parto dall'assunto che se il genitore è tranquillo e mantiene la calma ed anche una fermezza accogliente anche quando il bambino si agita e piange disperato... piano piano riuscirà a calmarsi anche lui. Infine, se riusciamo a Guardare il nostro bambino sapremo trovare la soluzione giusta specifica ed unica, perchè nessuno lo conosce meglio di noi e questa convinzione e consapevolezza ci può guidare nella scelta giusta!




Foto: La Psicologia con i bambini Come far dormire i bambini, una rassegna dei metodi  #psicologia #bambini #sonno   Questo è uno degli argomenti più dibattuti nel web e tra mamme spesso alla ricerca della soluzione miracolosa per dar tregua all'insonnia a cui difficilmente si resiste a lungo, soprattutto se poi si deve andare a lavorare...  Su questo argomento vanno fatto alcune differenziazioni legate all'età del bambino,  perchè un conto sono i neonati un altro i bambini più grandi.  Uno dei metodi divulgati soprattutto per i neonati, che a suo tempo apparivano utilissimi e che in tre giorni promettevano di riuscire a far dormire tutta la notte nel proprio letto anche bambini di 4/6 mesi, è il famoso libro di Estivill "Fate la nanna".    Il metodo consiste in varie fasi:       Preparare il bambino alla nanna, introducendo una routine da ripetersi ogni sera (bagnetto caldo, pigiama, lettura di una storia….);      Mettere il bambino nel lettino, e lasciare subito la stanza;      Se il bambino inizia a piangere, lasciarlo piangere per periodi di tempo controllati prima di rientrare, aumentando gradualmente il periodo di tempo (ad esempio prima 3 minuti, poi 5 minuti, poi 10, e così via);      Quando si rientra, bisogna dare conforto al bambino senza prenderlo in braccio. Nel caso, non raro, in cui il bambino abbia vomitato, bisogna pulire tutto, dire al bimbo che va tutto bene, sempre senza prenderlo in braccio, e uscire dalla stanza;   A questo punto, secondo Estivill, il bambino capisce che tanto piangere non serve a niente, e si addormenta...   In realtà, questo metodo (prettamente comportamentista) ha diversi punti deboli:  1. Avete idea di quanti sono anche solo tre minuti di notte (l'eternità è più breve) mentre il tuo bambino piange?!  2. Si parte dall'assunto che il bambino pianga per richiamare l'attenzione quindi se non ottiene ciò che vuole si presuppone che il comportamento si estingua e lui impari ad addormentarsi da solo... "qui mamma e papà dovranno dimostrare la loro vera forza. Non dovranno pensare a Paolino che, in segno di supplica, alza i braccini con un viso triste o che, se più grande, urla tutta la sua disperazione [..] Piangerà, urlerà, singhiozzerà fino a strangolarsi, vomiterà, si agiterà in preda a convulsioni, dirà “sete”, “fame”, “bua” “ti prego”, “non ti voglio più” e quant’altro pur di riuscire a piegarvi. Ma voi fate finta di nulla, siate stoici"... ma con quale scopo?!    3. Il contatto calma, qualunque mamma può dirlo: quando la mamma prende in braccio il suo bambino questo si calma anche in pochissimo tempo e questo non è un "elemento da evitare per genitori poco capaci di reggere la frustrazione" come afferma Estivill, ma è il modo di costruzione della relazione in un periodo della vita del bambino in cui dipende totalmente dagli altri. Se non viene consolato in questo periodo imparerà che nessuno ascolta i suoi bisogni e riuscirà ad esprimerli in futuro?   Al lato opposto c'è il metodo del co-sleeping (tutti insieme nel lettone) fino a quando il bambino non si sentirà pronto a dormire da solo. Questa modalità può essere utile se si cerca di costruire un rapporto stretto con il bambino. Inoltre è un metodo molto naturale, usato con successo da sempre sia dall’essere umano che nel mondo animale, e che quindi ha superato la dura prova dell’evoluzione, molte ostetriche lo consigliano al ritorno a casa dall'ospedale... ma non va bene per tutti e per tempi lunghi, sia per la persona sia per la coppia che sparisce usurpata dallo spazio per eccellenza.  Inoltre, quando il bambino ha pochi mesi sta fermo.. ma poi comincia a scalciare, si mette di trasverso.... un incubo... in cui il risultato è sempre lo stesso: non si dorme!  Un altro metodo che sembra più ragionevole e che in parte ho adottato è quello di Tracy Hogg "il linguaggio segreto dei neonati" in cui l'autrice consiglia di guardare il bambino e cercare di seguire i suoi bisogni ed i suoi ritmi. In realtà nel libro non insegna ad addormentarlo, ma a calmarlo e non agire e mettere in atto azioni che in realtà potrebbero agitarlo ancora di più...  Questa è la teoria ed ognuno deve addattarla alla propria modalità e alle proprie realtà, ma funziona anche molto bene per molti bambini. Il punto debole resta che non sempre si riesce a riconoscere i segnali del sonno e magari continuiamo a stimolare il bambino che invece ha sonno ed il pianto è il suo modo per isolarsi.  Ecco quindi alcuni consigli su come agire quando le cose non vanno secondo le aspettative.      Prendetelo in braccio, e senza cullarlo, sussurrategli nell’orecchio con voce decisa “va tutto bene! Mamma (o papà) è qui. Dobbiamo imparare ad addormentarci da soli. Ora ti insegno come si fa.” Aspettate che il bambino smetta di piangere e poi mettetelo subito nel lettino. Ma come si fa a farlo smettere di piangere senza cullarlo? Tracy Hogg sostiene che gli si possono dare delle leggere pacche al centro della schiena, mentre si emette un suono sussurrante “shh shhh!” vicino all’orecchio del bambino. Non dentro l’orecchio! Lo sh sh sh deve essere appena più forte del volume del suo pianto.      Pacche ritmate sulla schiena e shh shh nell’orecchio sono una specie di miracolo. Il neonato non è in grado si sostenere più di 2 stimoli alla volta. Se ci aggiunge il terzo, cioè il suo pianto, non ce la fa. Quindi è costretto a smettere di piangere. Voi a quel punto lo rimettete nel lettino, magari un pò di lato, e continuate a dare pacche e a fare sh shh per un pochino. Prima che si addormenti del tutto, smettete, e uscite dalla stanza.  Io parto dall'assunto che se il genitore è tranquillo e mantiene la calma ed anche una fermezza accogliente anche quando il bambino si agita e piange disperato... piano piano riuscirà a calmarsi anche lui. Infine, se riusciamo a Guardare il nostro bambino sapremo trovare la soluzione giusta specifica ed unica, perchè nessuno lo conosce meglio di noi e questa convinzione e consapevolezza ci può guidare nella scelta giusta!  - See more at: http://psicologia-bambini.blogspot.it/2014/04/come-far-dormire-i-bambini-una-rassegna.html#sthash.E7eAu3W0.dpuf

Hai un problema? Dormici su!

Hai un problema? Dormici su!
#dormire #riposo #benessere

Avete una decisione difficile da prendere? Dormiteci sopra e la soluzione giusta arriverà da sola, perché il modo migliore per risolvere un problema è quello di non pensarci.

A dirlo, non è qualche inguaribile ottimista, bensì un eminente psicologo della olandese Radboud University, che ha condotto un esperimento su due gruppi di studenti, ai quali era stato chiesto di scegliere il modello migliore di quattro automobili immaginarie.

Ognuna di queste aveva dodici diverse caratteristiche, ma due avevano una miglior tenuta di strada e consumi ridotti. Una volta dato il tempo di leggere le specifiche di ogni singola auto, al primo gruppo è stato chiesto di fare una scelta immediata, mentre il secondo gruppo è stato sottoposto ad un altro test che ha tenuto tutti occupati per cinque minuti e, solo in seguito, è stata richiesta la loro preferenza.

I risultati hanno dimostrato come questi ultimi abbiano scelto la macchina migliore rispetto ai primi, perché coloro che si arrovellano per trovare la soluzione immediata ad una domanda hanno più probabilità di dare la risposta sbagliata.

«L'inconscio spinge a prendere decisioni migliori - ha spiegato al londinese Daily Mail il dottor Maarten Bos, il cui studio sarà pubblicato sulla prossima edizione del Journal of Consumer Psychology - perché dà il tempo necessario per soppesare i pro e i contro, a differenza, invece, di quanto succede con chi decide immediatamente. Sebbene nel nostro esperimento i partecipanti non abbiamo davvero "dormito sopra" alla loro decisione, i benefici derivanti da un periodo di riposo restano innegabili, perché questo "stacco" ci permette di distinguere fra gli aspetti vitali della questione e quelli irrilevanti e di dare così la giusta priorità alle cose».


 Foto: Hai un problema? Dormici su! #dormire #riposo #benessere  Avete una decisione difficile da prendere? Dormiteci sopra e la soluzione giusta arriverà da sola, perché il modo migliore per risolvere un problema è quello di non pensarci.  A dirlo, non è qualche inguaribile ottimista, bensì un eminente psicologo della olandese Radboud University, che ha condotto un esperimento su due gruppi di studenti, ai quali era stato chiesto di scegliere il modello migliore di quattro automobili immaginarie.  Ognuna di queste aveva dodici diverse caratteristiche, ma due avevano una miglior tenuta di strada e consumi ridotti. Una volta dato il tempo di leggere le specifiche di ogni singola auto, al primo gruppo è stato chiesto di fare una scelta immediata, mentre il secondo gruppo è stato sottoposto ad un altro test che ha tenuto tutti occupati per cinque minuti e, solo in seguito, è stata richiesta la loro preferenza.  I risultati hanno dimostrato come questi ultimi abbiano scelto la macchina migliore rispetto ai primi, perché coloro che si arrovellano per trovare la soluzione immediata ad una domanda hanno più probabilità di dare la risposta sbagliata.  «L'inconscio spinge a prendere decisioni migliori - ha spiegato al londinese Daily Mail il dottor Maarten Bos, il cui studio sarà pubblicato sulla prossima edizione del Journal of Consumer Psychology  - perché dà il tempo necessario per soppesare i pro e i contro, a differenza, invece, di quanto succede con chi decide immediatamente. Sebbene nel nostro esperimento i partecipanti non abbiamo davvero "dormito sopra" alla loro decisione, i benefici derivanti da un periodo di riposo restano innegabili, perché questo "stacco" ci permette di distinguere fra gli aspetti vitali della questione e quelli irrilevanti e di dare così la giusta priorità alle cose».

Fibromialgia?...Dormici su!

Fibromialgia?...Dormici su!
#fibromialgia

La fibromialgia è una sindrome dolorosa diffusa, caratterizzata da dolore e rigidità della colonna vertebrale e degli arti superiori e inferiori, influenzata da alcuni fattori come le condizioni climatiche, l’attività fisica, gli stress psicofisici, e associata a disturbi del sonno e alla presenza di “tender point” (punti dolorosi alla palpazione) multipli. Oltre ai sintomi di tipo muscoloscheletrico, possono essere presenti altri sintomi come debolezza, formicolio a mani, gambe e piedi, senso di gonfiore alle mani, disturbi del sonno, cefalea, colon irritabile, depressione-ansia, dismenorrea. Probabilmente la causa della fibromialgia è multifattoriale, cioè fattori fisici, psicologici, socioculturali e ambientali interagiscono tra loro, per un periodo sufficientemente lungo, e generano una cascata di eventi che determinano l’insorgenza dei sintomi.
La fibromialgia è al secondo-terzo posto tra le patologie reumatiche (dopo artrosi e artrite reumatoide). Nella popolazione generale, la fibromialgia è presente nel 0,5% tra i maschi, e il 3,5% tra le donne con un rapporto maschio/femmina di 1/9. Il 93% dei casi di fibromialgia si registra tra i caucasici, mentre la percentuale scende al 5% tra gli ispanici e al 1% tra i neri. L’età maggiormente interessata è compresa tra i 30 ed i 50 anni.
Dal punto di vista prognostico è importante sapere che questo è un disturbo che tende a cronicizzare, infatti circa il 50% dei pazienti lamenta sintomi anche a tre anni dall’insorgenza con una ricaduta negativa devastante sulla qualità della vita.
Il riposo notturno riveste un ruolo fondamentale sia nel generare la fibromialgia sia nell’accentuarne i sintomi. Infatti è stato dimostrato che la privazione della fase IV non-REM (Rapid Eye Movement) del sonno, induce l’insorgenza della sindrome fibromialgica in soggetti sani. Quindi, alterazioni qualitative e quantitative del sonno, contribuiscono alla genesi e al mantenimento della fibromialgia e di dare origine ad un circolo vizioso fibromialgia-disturbi del sonno-dolore. Di conseguenza il trattamento dei disturbi del sonno deve essere parte integrante della terapia dei pazienti con fibromialgia in quanto, come risulta dai dati derivanti dalla ricerca scientifica, al miglioramento del riposo notturno corrisponde un miglioramento della sintomatologia dolorosa.

I consigli dei fisioterapisti

Essendo una patologia multifattoriale, il trattamento più efficace della fibromialgia è quello interdisciplinare, condotto cioè da più figure sanitarie come il reumatologo, il fisioterapista e lo psicologo che insieme al paziente e ai familiari, individuano una strategia di trattamento personalizzata.
Ecco alcuni consigli specifici per i pazienti con fibromialgia che possono coadiuvare il trattamento farmacologico, psicologico e riabilitativo:

Seguire le norme di igiene del sonno;
evitare stress psicofisici o, quantomeno, cercare di limitarli il più possibile, riordinare la giornata ed i ritmi di vita;
eseguire con costanza esercizio fisico, distensivo, rilassante almeno 3-4 volte a settimana come camminare, andare in bicicletta, ginnastica a corpo libero, acqua gym, tai chi…;
quando possibile distrarsi, partire per vacanze o riposi “riabilitativi”;
cercare di apportare tutte le modifiche possibili all’ambiente di lavoro per renderlo meno stressante;
eseguire regolarmente lo stretching dei muscoli dolenti (foto) che deve essere effettuato in modo graduale e “gentile” evitando reazioni dolorose spiacevoli;
imparare tecniche di rilassamento come il training autogeno di Schultz, il rilassamento progressivo di Edmund Jacobson, l’eutonia di Gerda Alexander, il metodo Feldenkrais, l’antiginnastica di Therese Bertherat.

BIBLIOGRAFIA

Adams R., Maurice V. Principi di neurologia. Quarta edizione Mc Graw Hill 1992;
AA vari. Igiene del sonno. Centro di Medicina del Sonno Istituto Neurologico “C. Mondino” Pavia;
Lentz MJ et al. Effects of selective slow wave sleep disruption on musculoskeletal pain and fatigue in middle aged women. J Rheumatol. 1999 Jul;26(7):1586-92;
Dauvilliers Y, Touchon J. Sleep in fibromyalgia: review of clinical and polysomnographic data. Neurophysiol Clin. 2001 Feb;31(1):18-33;
Harding SM. Sleep in fibromyalgia patients: subjective and objective findings. Am J Med Sci. 1998 Jun;315(6):367-76;
Moldofsky H. Sleep and pain. Sleep Med Rev. 2001 Oct;5(5):385-396;
Ranjbaran Z et al. The relevance of sleep abnormalities to chronic inflammatory conditions. Inflamm Res. 2007 Feb;56(2):51-7;
Nava T. Riabilitazione integrata delle malattie reumatiche. Masson 2005;
Cutolo M. “Malattie reumatiche” Edi-ermes 1992;
Edinger JD et Al. Behavioral insomnia therapy for fibromyalgia patients: a randomized clinical trial. Arch Intern Med. 2005 Nov 28;165(21):2527-35.


 Foto: Fibromialgia?...Dormici su! #fibromialgia  La fibromialgia è una sindrome dolorosa diffusa, caratterizzata da dolore e rigidità della colonna vertebrale e degli arti superiori e inferiori, influenzata da alcuni fattori come le condizioni climatiche, l’attività fisica, gli stress psicofisici, e associata a disturbi del sonno e alla presenza di “tender point” (punti dolorosi alla palpazione) multipli. Oltre ai sintomi di tipo muscoloscheletrico, possono essere presenti altri sintomi come debolezza, formicolio a mani, gambe e piedi, senso di gonfiore alle mani, disturbi del sonno, cefalea, colon irritabile, depressione-ansia, dismenorrea. Probabilmente la causa della fibromialgia è multifattoriale, cioè fattori fisici, psicologici, socioculturali e ambientali interagiscono tra loro, per un periodo sufficientemente lungo, e generano una cascata di eventi che determinano l’insorgenza dei sintomi. La fibromialgia è al secondo-terzo posto tra le patologie reumatiche (dopo artrosi e artrite reumatoide). Nella popolazione generale, la fibromialgia è presente nel 0,5% tra i maschi, e il 3,5% tra le donne con un rapporto maschio/femmina di 1/9. Il 93% dei casi di fibromialgia si registra tra i caucasici, mentre la percentuale scende al 5% tra gli ispanici e al 1% tra i neri. L’età maggiormente interessata è compresa tra i 30 ed i 50 anni. Dal punto di vista prognostico è importante sapere che questo è un disturbo che tende a cronicizzare, infatti circa il 50% dei pazienti lamenta sintomi anche a tre anni dall’insorgenza con una ricaduta negativa devastante sulla qualità della vita. Il riposo notturno riveste un ruolo fondamentale sia nel generare la fibromialgia sia nell’accentuarne i sintomi. Infatti è stato dimostrato che la privazione della fase IV non-REM (Rapid Eye Movement) del sonno, induce l’insorgenza della sindrome fibromialgica in soggetti sani. Quindi, alterazioni qualitative e quantitative del sonno, contribuiscono alla genesi e al mantenimento della fibromialgia e di dare origine ad un circolo vizioso fibromialgia-disturbi del sonno-dolore. Di conseguenza il trattamento dei disturbi del sonno deve essere parte integrante della terapia dei pazienti con fibromialgia in quanto, come risulta dai dati derivanti dalla ricerca scientifica, al miglioramento del riposo notturno corrisponde un miglioramento della sintomatologia dolorosa.  I consigli dei fisioterapisti  Essendo una patologia multifattoriale, il trattamento più efficace della fibromialgia è quello interdisciplinare, condotto cioè da più figure sanitarie come il reumatologo, il fisioterapista e lo psicologo che insieme al paziente e ai familiari, individuano una strategia di trattamento personalizzata. Ecco alcuni consigli specifici per i pazienti con fibromialgia che possono coadiuvare il trattamento  farmacologico, psicologico e riabilitativo:      Seguire le norme di igiene del sonno;     evitare stress psicofisici o, quantomeno, cercare di limitarli il più possibile, riordinare la giornata ed i ritmi di vita;     eseguire con costanza esercizio fisico, distensivo, rilassante almeno 3-4 volte a settimana come camminare, andare in bicicletta, ginnastica a corpo libero, acqua gym, tai chi…;     quando possibile distrarsi, partire per vacanze o riposi “riabilitativi”;     cercare di apportare tutte le modifiche possibili all’ambiente di lavoro per renderlo meno stressante;     eseguire regolarmente lo stretching dei muscoli dolenti (foto) che deve essere effettuato in modo graduale e “gentile” evitando reazioni dolorose spiacevoli;     imparare tecniche di rilassamento come il training autogeno di Schultz, il rilassamento progressivo di Edmund Jacobson, l’eutonia di Gerda Alexander, il metodo Feldenkrais, l’antiginnastica di Therese Bertherat.  BIBLIOGRAFIA      Adams R., Maurice V. Principi di neurologia. Quarta edizione Mc Graw Hill 1992;     AA vari. Igiene del sonno. Centro di Medicina del Sonno Istituto Neurologico “C. Mondino” Pavia;     Lentz MJ et al. Effects of selective slow wave sleep disruption on musculoskeletal pain and fatigue in middle aged women. J Rheumatol. 1999 Jul;26(7):1586-92;     Dauvilliers Y, Touchon J. Sleep in fibromyalgia: review of clinical and polysomnographic data. Neurophysiol Clin. 2001 Feb;31(1):18-33;     Harding SM. Sleep in fibromyalgia patients: subjective and objective findings. Am J Med Sci. 1998 Jun;315(6):367-76;     Moldofsky H. Sleep and pain. Sleep Med Rev. 2001 Oct;5(5):385-396;     Ranjbaran Z et al. The relevance of sleep abnormalities to chronic inflammatory conditions. Inflamm Res. 2007 Feb;56(2):51-7;     Nava T. Riabilitazione integrata delle malattie reumatiche. Masson 2005;     Cutolo M. “Malattie reumatiche” Edi-ermes 1992;     Edinger JD et Al. Behavioral insomnia therapy for fibromyalgia patients: a randomized clinical trial. Arch Intern Med. 2005 Nov 28;165(21):2527-35.

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quanto si può resistere senza dormire?

quanto si può resistere senza dormire?
#insonnia #sonno #riposo #salute
... Ma quali sono davvero i limiti umani? Il parere degli esperti e i consigli per sconfiggere il problema

Michael Jackson sarebbe rimasto senza sonno “reale” per 60 giorni. La notizia , a 4 anni dalla morte della pop star, fa discutere gli esperti in materia. Il motivo sarebbe legato all’assunzione, da parte di Jackson, del Propofol, il potente anestetico che avrebbe causato la sua morte, che il “re del pop” era solito chiamare "il suo latte". Secondo quanto riferito al processo in corso contro la AEG (la societa' di promozione del concerto al quale si stava preparando Jackson) dal dottor Charles Czeisler, della Division of Sleep Medicine presso la Harvard Medical School, la droga interrompe i normali cicli del sonno e priva il corpo della cosiddetta fase REM, ovvero Rapid Eye Movement, proprio quella che dà la sensazione alle persone di aver trascorso una notte riposante. Si tratta della fase accompagnata generalmente dai sogni ed è l'ultima delle 5 macroscopiche in cui è suddiviso il sonno stesso.

Ma come è possibile restare per 60 giorni senza sonno “reale”? “Non credo sia possibile - risponde la dottoressa Marika Pechis, referente del Centro per la Diagnosi e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’Ospedale Sacco di Milano – La quantità di sonno di cui ciascuno ha bisogno è soggettiva, perché esistono i cosiddetti brevi dormitori e i lunghi dormitori, ma se si dorme meno di 5 ore per tutti si deve parlare di insonnia patologia” spiega Pechis a Panorama.it . “La privazione cronica di sonno – aggiunge l’esperta – ha conseguenze anche gravi come la sonnolenza diurna e i colpi di sonno improvvisi, ma dagli esperimenti sulle cavie si è visto che si può arrivare anche alla morte rapida”.

Ma quanto tempo si può restare senza dormire? “Direi non più di 8/10 giorni, poi scattano dei meccanismi automatici di compenso, come l’esigenza di recuperare qualche ora anche con brevi sonnellini durante il giorno”. Per gli esperti, infatti, è indispensabile la fase REM del sonno, che dura pochi minuti (circa 10/20'), che funge da vera e propria “ricarica delle batterie del corpo”.

Secondo la "teoria del recupero", il sonno avrebbe la funzione di far recuperare l'organismo umano, proprio durante le fasi REM, fissando nella memoria i nuovi comportamenti e le ultime informazioni apprese. Perché ciò avvenga, però, molti medici consigliano di dormire almeno 8 o 9 ore. Se si dorme di più, sempre secondo questo filone di pensiero, il fisico rimane in stato di tranquillità e persino di stanchezza, perché il corpo tende a conservare lo stato di massima rilassatezza. Al contrario, in caso di minor numero di ore di sonno per notte, per un tempo prolungato (8/10 giorni), potrebbero sorgere problemi.

Ma qual è la quantità di sonno ideale? “Anche in questo caso esistono delle variabili, ma si parla di 6/8 ore. Con 7 ore di sonno, si è osservato che esistono benefici in termini di maggior longevità”. Insomma, si vive di più (e meglio), anche se la nostra società convive ormai da qualche tempo con problemi, anche importanti, di sonno. “A soffrire di più di insomnia sono soprattutto i turnisti, che per esigenze di lavoro devono continuamente cambiare i ritmi sonno-veglia, e i giovani, che invece per scelte di vita dormono poco”.

Esistono poi molte persone che, a causa dello stress quotidiano, non riescono a dormire. “Si tratta di un problema enorme – spiega la dottoressa Pechis – che però viene affrontato in modo approssimativo, spesso col ricorso all’automedicazione”. Coloro che soffrono di insonnia, infatti, assumono, senza consultare un medico esperto, farmaci per dormire, come i noti Tavor o Valium, assolutamente non indicati, perché restano in circolo per diverse ore, fino a 24, dunque andando ad incidere sulle condizioni di veglia dei soggetti in questione.

Ma cosa si deve fare per dormire bene? I consigli della dottoressa Pechis sono semplici:

1) La ritualità: è importante rispettare dei veri e propri rituali prima di andare a dormire (spegnere la tv, mettersi il pigiama, oscurare la camera, ecc) evitando di tenere la televisione accesa in camera da letto, perché porta ad uno stato di “sonnecchiamento” che non fa bene al sonno vero e proprio.

2) Cena leggera: evitare di mangiare cibi che richiedono una digestione lunga, così come gli alcolici, il caffè, ecc.

3) Mai fare attività fisica dopo cena: lo sport riattiva il fisico e toglie il senso di sonnolenza.

Quanto a computer, tablet e smartphone, il fatto di poter restare in contatto con amici e conoscenti, e rispondere a mail o messaggi fino a tarda sera non permette di staccare dai ritmi diurni, rendendo più difficile l’addormentamento.


Foto: quanto si può resistere senza dormire? #insonnia #sonno #riposo #salute ... Ma quali sono davvero i limiti umani? Il parere degli esperti e i consigli per sconfiggere il problema  Michael Jackson sarebbe rimasto senza sonno “reale” per 60 giorni. La notizia , a 4 anni dalla morte della pop star, fa discutere gli esperti in materia. Il motivo sarebbe legato all’assunzione, da parte di Jackson, del Propofol, il potente anestetico che avrebbe causato la sua morte, che il “re del pop” era solito chiamare "il suo latte". Secondo quanto riferito al processo in corso contro la AEG (la societa' di promozione del concerto al quale si stava preparando Jackson) dal dottor Charles Czeisler, della Division of Sleep Medicine presso la Harvard Medical School, la droga interrompe i normali cicli del sonno e priva il corpo della cosiddetta fase REM, ovvero Rapid Eye Movement, proprio quella che dà la sensazione alle persone di aver trascorso una notte riposante. Si tratta della fase accompagnata generalmente dai sogni ed è l'ultima delle 5 macroscopiche in cui è suddiviso il sonno stesso.  Ma come è possibile restare per 60 giorni senza sonno “reale”? “Non credo sia possibile - risponde la dottoressa Marika Pechis, referente del Centro per la Diagnosi e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’Ospedale Sacco di Milano – La quantità di sonno di cui ciascuno ha bisogno è soggettiva, perché esistono i cosiddetti brevi dormitori e i lunghi dormitori, ma se si dorme meno di 5 ore per tutti si deve parlare di insonnia patologia” spiega Pechis a Panorama.it . “La privazione cronica di sonno – aggiunge l’esperta – ha conseguenze anche gravi come la sonnolenza diurna e i colpi di sonno improvvisi, ma dagli esperimenti sulle cavie si è visto che si può arrivare anche alla morte rapida”.  Ma quanto tempo si può restare senza dormire? “Direi non più di 8/10 giorni, poi scattano dei meccanismi automatici di compenso, come l’esigenza di recuperare qualche ora anche con brevi sonnellini durante il giorno”. Per gli esperti, infatti, è indispensabile la fase REM del sonno, che dura pochi minuti (circa 10/20'), che funge da vera e propria “ricarica delle batterie del corpo”.  Secondo la "teoria del recupero", il sonno avrebbe la funzione di far recuperare l'organismo umano, proprio durante le fasi REM, fissando nella memoria i nuovi comportamenti e le ultime informazioni apprese. Perché ciò avvenga, però, molti medici consigliano di dormire almeno 8 o 9 ore. Se si dorme di più, sempre secondo questo filone di pensiero, il fisico rimane in stato di tranquillità e persino di stanchezza, perché il corpo tende a conservare lo stato di massima rilassatezza. Al contrario, in caso di minor numero di ore di sonno per notte, per un tempo prolungato (8/10 giorni), potrebbero sorgere problemi.  Ma qual è la quantità di sonno ideale? “Anche in questo caso esistono delle variabili, ma si parla di 6/8 ore. Con 7 ore di sonno, si è osservato che esistono benefici in termini di maggior longevità”. Insomma, si vive di più (e meglio), anche se la nostra società convive ormai da qualche tempo con problemi, anche importanti, di sonno. “A soffrire di più di insomnia sono soprattutto i turnisti, che per esigenze di lavoro devono continuamente cambiare i ritmi sonno-veglia, e i giovani, che invece per scelte di vita dormono poco”.  Esistono poi molte persone che, a causa dello stress quotidiano, non riescono a dormire. “Si tratta di un problema enorme – spiega la dottoressa Pechis – che però viene affrontato in modo approssimativo, spesso col ricorso all’automedicazione”. Coloro che soffrono di insonnia, infatti, assumono, senza consultare un medico esperto, farmaci per dormire, come i noti Tavor o Valium, assolutamente non indicati, perché restano in circolo per diverse ore, fino a 24, dunque andando ad incidere sulle condizioni di veglia dei soggetti in questione.  Ma cosa si deve fare per dormire bene? I consigli della dottoressa Pechis sono semplici:  1) La ritualità: è importante rispettare dei veri e propri rituali prima di andare a dormire (spegnere la tv, mettersi il pigiama, oscurare la camera, ecc) evitando di tenere la televisione accesa in camera da letto, perché porta ad uno stato di “sonnecchiamento” che non fa bene al sonno vero e proprio.  2) Cena leggera: evitare di mangiare cibi che richiedono una digestione lunga, così come gli alcolici, il caffè, ecc.  3) Mai fare attività fisica dopo cena: lo sport riattiva il fisico e toglie il senso di sonnolenza.  Quanto a computer, tablet e smartphone, il fatto di poter restare in contatto con amici e conoscenti, e rispondere a mail o messaggi fino a tarda sera non permette di staccare dai ritmi diurni, rendendo più difficile l’addormentamento.