mercoledì 10 settembre 2014

l' attività fisica per dormire meglio.

l' attività fisica per dormire meglio.
#eserciziofisico #salute #benessere #sonno #dormire

“Mens sana in corpore sano” dicevano gli antichi. Si è sempre usato questa espressione per intendere quanto bene faccia l’attività fisica intesa come ginnastica o esercizio fisico.

Praticare sport durante il giorno favorisce il sonno. Non serve stancarsi troppo: anche una camminata di 10 minuti è sufficiente per combattere l'insonnia e dormire bene.

PROBLEMI DI INSONNIA. A niente servono camomilla, infusi, miele e latte caldo e contare le pecore mentre li si sorseggia: per chi soffre d’insonnia la notte è una vera sciagura. Ecco cosa fare per dormire bene: durante il giorno praticate un po’ di sport.

PER SAPERNE DI PIU’ Impariamo a dormire meglio e a non sprecare salute
PROBLEMI DI INSONNIA: COME COMBATTERLI - Lo dice uno studio realizzato dalla National Sleep Foundation americana secondo il quale l’esercizio fisico favorisce l’effetto ristoratore del sonno. Dall’analisi dei dati rilevati sui partecipanti è infatti emerso che coloro che durante il giorno praticano una qualunque attività fisica, dal nuoto alla corsa allo yoga, dormono meglio e soffrono meno di insonnia. Lo sport pertanto non fa dormire di più ma è in grado di migliorare la qualità del sonno.

Problemi di insonnia: per dormire bene praticate sport durante il giorno

COME DORMIRE BENE - Più si è sedentari durante il giorno più si corre il rischio di riposare male durante la notte con evidenti conseguenze sulla giornata successiva.

Anche chi svolge un lavoro che lo trattiene seduto alla scrivania per molte ore, ogni tanto è bene che si conceda una pausa. Anche una camminata di 10 minuti al giorno può essere sufficiente per favorire di notte una buona dormita.

Esercizio fisico e sonno: una relazione complicata

Esercizio fisico e sonno hanno una relazione complicata. Devi fare attenzione a non rovinare il tuo riposo tenendo a mente 3 semplicissime cose quando vuoi svolgere attività fisica per favorire il tuo sonno.
1) La temperatura si abbassa mentre dormiamo

La temperatura del nostro corpo tende ad abbassarsi mentre dormiamo, come indicato nell’articolo Ecco che cosa ti succede ogni notte. Che tu lo voglia o no.

Quindi, l’abbassamento della temperatura sembra essere il segnale che il nostro corpo ha bisogno di dormire.
2) Con l’attività fisica la temperatura aumenta

Se facciamo circa 30 minuti di attività fisica il nostro corpo aumenta di temperatura e la mantiene più elevata di quella normale per 5-6 ore, per poi farla scendere a livelli più bassi di quando abbiamo iniziato a fare esercizio fisico.

Questo abbassamento di temperatura, dopo 5-6 ore dall’esercizio fisico, rappresenta il momento ideale per andare a dormire, in quanto ci aiuta ad addormentarci velocemente e ad avere un riposo più rigenerante.
3) Il momento ideale per fare attività fisica e favorire il tuo sonno

Quindi se decidi di fare esercizio fisico 5-6 ore prima di andare a dormire favorirai sicuramente la fase di addormentamento, in quanto, cercherai di addormentarti nel momento in cui la tua temperatura del tuo corpo si sta abbassando.
Il nostro consiglio

Evita di prendere pillole o medicine per combattere l’insonnia cronica e prova a fare esercizio fisico per una settimana negli orari giusti, potrebbe essere proprio quello, combinato con il materasso ideale alla tua corporatura, a risolvere i tuoi problemi di sonno.

Come la nutrizione e il sonno, l’esercizio fisico è un ingrediente essenziale di uno stile di vita sano, quindi che cosa aspetti, ritagliati un po’ di tempo per un po’ di sano esercizio fisico.


 Problemi di insonnia? Per dormire bene fate sport durante il giorno

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Ancora AUGURI ragazzi da tutta la Fabbrica F.lli Doneddu.


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Il sonno va in fumo con le sigarette

Il sonno va in fumo con le sigarette

Nei fumatori si registra anche una minore durata del sonno profondo

Ogni bionda toglie 1,2 minuti di riposo notturno. Ma basta abbandonare il tabagismo per riprendere ritmi regolari
#sonno #dormire #salute #tabagismo #smetteredifumare

Ai numerosi danni alla salute legati al tabagismo si uniscono i disturbi del sonno. Per ogni sigaretta fumata, i dipendenti dalla nicotina dormono 1,2 minuti in meno di media. Basta dire addio alle bionde, però, per migliorare sensibilmente la qualità.

Fanno le ore piccole e, magari, nell’interruzione pubblicitaria di un film in seconda serata o tra un capitolo e l’altro di un libro fumano una sigaretta. Sono i gufi, gli individui che tirano tardi la sera ma poi non sopportano le alzatacce. Ebbene, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Addiction, sarebbero proprio loro le persone a maggior rischi di essere - e rimanere a vita - fumatori. Lo studio è tra i più ampi condotti sul tema: 676 coppie di gemelli nate prima del 1958 sono state seguite per trent’anni da ricercatori dell’Università di Helsinki in Finlandia. Il team ha compiuto tre rilevazioni nel 1975, nel 1981 e nel 1990 attraverso le quali ha indagato l’attitudine al fumo dei partecipanti e la loro tendenza a essere "gufi" o "allodole" (cioè mattinieri).

GUFI COL VIZIO - Circa il 30 per cento del campione si è dichiarato decisamente mattiniero mentre il 10 per cento decisamente nottambulo. Gli altri dichiaravano una lieve tendenza nell’uno o nell’altro verso. Il dato più interessante emerso dallo studio, però, è la percentuale di fumatori nei diversi gruppi. Nella rilevazione del 1975 il 43 per cento dei "gufi" era fumatore contro il 27 per cento delle "allodole". Nel 1991 le percentuali erano scese rispettivamente al 35 e al 21 per cento. Inoltre la differenza tra "gufi" e "allodole" risultava ancora più spiccata se venivano confrontati gruppi simili per età, abitudine all’alcol o tendenza a soffrire di depressione. Per i ricercatori la sfida è ora capire il perché di questa relazione. Le ipotesi sono diverse: può darsi - sostiene il gruppo - che i neurotrasmettitori coinvolti nei meccanismi del piacere siano decisivi nel determinare sia il profilo del "gufo", sia l’attitudine al fumo e alle dipendenze in genere. O, più semplicemente, che il rimanere svegli fino a tarda notte offra maggiori occasioni di fumare.

SIGARETTA NEMICA DEL SONNO - Tuttavia, la relazione causale potrebbe essere invertita.
«Non è detto che fare le ore piccole porti necessariamente un individuo a fumare - ha commentato Ulla Broms, prima firmataria dello studio -. Piuttosto è probabile che la nicotina, in quanto stimolante, eserciti un ruolo non indifferente su questi soggetti, proprio perché in grado di tenerli svegli nel tempo». Insomma, potrebbero essere le sigarette a far sì che un individuo assuma i comportamenti del gufo, e non viceversa. Inoltre, da tempo la ricerca ha dimostrato una relazione tra fumo di sigaretta e una cattiva qualità del sonno. Un recente studio pubblicato sulla rivista Chest, per esempio, ha confrontato 40 fumatori e 40 non fumatori sottoponendoli a polisonnografia, un esame che misura diversi parametri fisiologici durante il sonno, dall’attività del cervello alla qualità della respirazione. Dai test è emerso che nei fumatori si registra una minore durata del sonno profondo, quello più ristoratore. Non stupisce allora che il 22,5 per cento di essi abbia dichiarato ai ricercatori di non sentirsi riposato al risveglio. Una percentuale che scendeva al 5 per cento nei non fumatori. Inoltre, le maggiori differenze nelle caratteristiche del sonno dei due gruppi si registravano nelle prime fasi del sonno, quando gli effetti della nicotina sono più forti. «In genere i fumatori hanno difficoltà ad addormentarsi a causa degli effetti stimolanti della nicotina», ha spiegato uno degli autori, Naresh M. Punjabi, della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora. Nel corso della notte, poi, i livelli di nicotina calano. «Ma se questo rende più agevole addormentarsi - ha aggiunto -, allo stesso tempo l’astinenza da nicotina può contribuire a causare disturbi del sonno».


 Foto: Il sonno va in fumo con le sigarette  Nei fumatori si registra anche una minore durata del sonno profondo  Ogni bionda toglie 1,2 minuti di riposo notturno. Ma basta abbandonare il tabagismo per riprendere ritmi regolari #sonno #dormire #salute #tabagismo #smetteredifumare  Ai numerosi danni alla salute legati al tabagismo si uniscono i disturbi del sonno. Per ogni sigaretta fumata, i dipendenti dalla nicotina dormono 1,2 minuti in meno di media. Basta dire addio alle bionde, però, per migliorare sensibilmente la qualità.   Fanno le ore piccole e, magari, nell’interruzione pubblicitaria di un film in seconda serata o tra un capitolo e l’altro di un libro fumano una sigaretta. Sono i gufi, gli individui che tirano tardi la sera ma poi non sopportano le alzatacce. Ebbene, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Addiction, sarebbero proprio loro le persone a maggior rischi di essere - e rimanere a vita - fumatori. Lo studio è tra i più ampi condotti sul tema: 676 coppie di gemelli nate prima del 1958 sono state seguite per trent’anni da ricercatori dell’Università di Helsinki in Finlandia. Il team ha compiuto tre rilevazioni nel 1975, nel 1981 e nel 1990 attraverso le quali ha indagato l’attitudine al fumo dei partecipanti e la loro tendenza a essere "gufi" o "allodole" (cioè mattinieri).  GUFI COL VIZIO - Circa il 30 per cento del campione si è dichiarato decisamente mattiniero mentre il 10 per cento decisamente nottambulo. Gli altri dichiaravano una lieve tendenza nell’uno o nell’altro verso. Il dato più interessante emerso dallo studio, però, è la percentuale di fumatori nei diversi gruppi. Nella rilevazione del 1975 il 43 per cento dei "gufi" era fumatore contro il 27 per cento delle "allodole". Nel 1991 le percentuali erano scese rispettivamente al 35 e al 21 per cento. Inoltre la differenza tra "gufi" e "allodole" risultava ancora più spiccata se venivano confrontati gruppi simili per età, abitudine all’alcol o tendenza a soffrire di depressione. Per i ricercatori la sfida è ora capire il perché di questa relazione. Le ipotesi sono diverse: può darsi - sostiene il gruppo - che i neurotrasmettitori coinvolti nei meccanismi del piacere siano decisivi nel determinare sia il profilo del "gufo", sia l’attitudine al fumo e alle dipendenze in genere. O, più semplicemente, che il rimanere svegli fino a tarda notte offra maggiori occasioni di fumare.  SIGARETTA NEMICA DEL SONNO - Tuttavia, la relazione causale potrebbe essere invertita. «Non è detto che fare le ore piccole porti necessariamente un individuo a fumare - ha commentato Ulla Broms, prima firmataria dello studio -. Piuttosto è probabile che la nicotina, in quanto stimolante, eserciti un ruolo non indifferente su questi soggetti, proprio perché in grado di tenerli svegli nel tempo». Insomma, potrebbero essere le sigarette a far sì che un individuo assuma i comportamenti del gufo, e non viceversa. Inoltre, da tempo la ricerca ha dimostrato una relazione tra fumo di sigaretta e una cattiva qualità del sonno. Un recente studio pubblicato sulla rivista Chest, per esempio, ha confrontato 40 fumatori e 40 non fumatori sottoponendoli a polisonnografia, un esame che misura diversi parametri fisiologici durante il sonno, dall’attività del cervello alla qualità della respirazione. Dai test è emerso che nei fumatori si registra una minore durata del sonno profondo, quello più ristoratore. Non stupisce allora che il 22,5 per cento di essi abbia dichiarato ai ricercatori di non sentirsi riposato al risveglio. Una percentuale che scendeva al 5 per cento nei non fumatori. Inoltre, le maggiori differenze nelle caratteristiche del sonno dei due gruppi si registravano nelle prime fasi del sonno, quando gli effetti della nicotina sono più forti. «In genere i fumatori hanno difficoltà ad addormentarsi a causa degli effetti stimolanti della nicotina», ha spiegato uno degli autori, Naresh M. Punjabi, della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora. Nel corso della notte, poi, i livelli di nicotina calano. «Ma se questo rende più agevole addormentarsi - ha aggiunto -, allo stesso tempo l’astinenza da nicotina può contribuire a causare disturbi del sonno».

lunedì 8 settembre 2014

Dormire: 5 trucchi per riprendere il ritmo al rientro dalle vacanze

Dormire:
5 trucchi per riprendere il ritmo al rientro dalle vacanze

#sonno #dormire #stress #vacanze #rientro #ritmo

Purtroppo l'estate finisce presto. Addio spiagge e conchiglie... Si ritorna a lavorare e ad andare a letto presto. Se abbiamo saputo approfittare delle vacanze, il ritorno alla realtà (e soprattutto alla sveglia mattutina) rischia di essere molto complicato. Come riprendere dunque un ritmo del sonno corretto prima del rientro senza dover pagare troppo le nostre scorribande estive?

Sei milioni: questo il numero degli italiani che soffrono di stress da rientro. Non si tratta di una vera e propria patologia ma di quella improvvisa condizione di disagio, spossatezza e depressione che sopraggiunge al relax del meritato riposo. Un malessere in cui rischiano di incorrere soprattutto coloro che tornano al lavoro dopo una lunga pausa.



Ma cos’è lo stress?

«Lo stress è la risposta endocrina attivata dal sistema nervoso una volta che il cervello ha stabilito di trovarsi di fronte a una situazione stressante», spiega il professor Piero Barbanti, Primario Neurologo dell’IRCCS San Raffaele Pisana. «Questa risposta attiva ad esempio manifestazioni fisiche quali tensione muscolari e tachicardia, che agli albori dell'evoluzione della specie umana erano utili all'uomo per prepararsi alla lotta fisica. Oggi, che non dobbiamo più lottare con animali feroci e non corriamo così come allora pericolo di vita, il cervello attiva ugualmente lo stato d'allerta, stavolta per problemi con il partner, con il capo o per problemi di lavoro».



I sintomi e il decalogo da seguire per un sereno rientro al lavoro o a scuola

La sindrome da rientro si presenta con sintomi quali ansia, insonnia, nervosismo, spossatezza eccessiva, leggera depressione. Spesso ci si sente incapaci di concentrarsi, fisicamente appesantiti, psicologicamente non pronti, schiacciati dal senso di responsabilità e dai compiti incombenti. Chi soffre di stress da rientro accusa quindi un malessere generale accompagnato da astenia, irritabilità e sbalzi d’umore repentini. Per evitare di imbattersi in questo tipo di stress è sufficiente seguire alcune semplici regole:

Dormire molto e bene, evitando di passare dalle 8-10 ore di sonno del periodo vacanziero alle 6-7 che ci si concede al rientro. Eventuali problemi di insonnia vanno affrontati aiutandosi con un bagno caldo la sera o con una tisana.


Abituarsi con gradualità, rientrando dalle vacanze alcuni giorni prima della fine delle vacanze per poter tornare senza un impatto brusco alle temperature e ai ritmi cittadini. Se possibile, anche il lavoro andrebbe ripreso gradualmente.


Fare movimento, soprattutto se le ferie sono state "attive". Fare attività fisica infatti aiuta a diminuire lo stress e a riposare meglio.


Seguire un’alimentazione corretta. Il cervello ha bisogno soprattutto di zucchero, perciò ben vengano, senza esagerare, i carboidrati semplici (saccarosio, miele, confetture, frutta) e quelli complessi (pane, pasta, riso e cereali). La melatonina contenuta nella buccia dei chicchi d'uva, ad esempio, può essere un valido aiuto all’umore.


Stare alla luce del sole. Il passaggio dalla luce del sole in spiaggia a quella artificiale dell'ufficio può mettere sotto stress il corpo e la mente. Un consiglio: fare la pausa pranzo all'aria aperta.


Essere ottimisti. Fare pensieri positivi aiuta a ritagliarsi degli spazi di riflessione e a spostare l’attenzione su cosa desideriamo e sulle nostre capacità.


Prendersi delle pause frequenti di almeno 15 minuti ogni due ore per riattivare la circolazione e riposare gli occhi.


Niente tecnologia a letto. Non tenere in camera da letto né computer, né cellulare, né televisione, perché il cervello potrebbe smettere di associare quella stanza al momento del sonno, considerandola alla stregua di un “prolungamento” del salotto.


Tornare a scuola con gradualità. Dopo tre mesi di vacanza, per i bambini è ancora più importante tornare al ritmo della scuola gradualmente. Occorre dare al bambino il tempo di abituarsi alle lunghe ore che trascorrerà seduto.


Concedersi un weekend di relax. Finché il tempo lo consente, dedicare il fine settimana al relax e alla famiglia come se le vacanze non fossero ancora finite, per ricaricarsi e iniziare al meglio la nuova settimana.


 

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Agenti e rappresentante nel settore sanitario – alberghiero con portafoglio clienti, Il trattamento economico sarà personalizzato.

Per tutte le figure professionali offresi adeguata retribuzione commisurata alle reali capacità.

Inviare Curriculum Vitae a:info@dormicisu.com


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Beauty, Come evitare le rughe del sonno

Beauty
Come evitare le rughe del sonno

#sonno #beauty

Quattro consigli su come prevenire le rughe che colpiscono di notte

Dolce dormire, soprattutto appena rientrati dalle vacanze – quando la ripresa anche fisica è più difficile.
Si crede che il momento del riposo notturno sia per la pelle l’apice della rigenerazione. Questo è vero, ma solo in parte: bisogna stare attenti alle “rughe del sonno” ovvero alle pieghe che si formano sul viso mentre dormiamo, a causa della pressione esercitata sul cuscino – negli uomini solitamente segnano principalmente la zona della fronte.

Quando si è più giovani spariscono poco dopo il risveglio ma con il passare del tempo, complice la perdita di elasticità della pelle, queste impiegano sempre più tempo a sparire, sino a trasformarsi in segni permanenti. Di seguito quattro consigli per prevenire e attuare le rughe del sonno sulla pelle.

Dormire supini. Dormire sulla schiena poggiando la nuca sul cuscino è ovviamente il consiglio migliore per evitare le rughe del sonno, in questo modo il viso non premerà mai contro il cuscino.

Cuscini più soffici. Se proprio non vi riesce di dormire supini l’alternativa potrebbe essere quella di scegliere un cuscino soffice, magari con un'anima di piume, che attenui quelli che sono i punti di pressione sul viso che facilitano la formazione di pieghe.

No al cotone. Sì alla seta. Un elemento che fa veramente la differenza è il tessuto di cui sono fatte le vostre federe. La seta sicuramente è il tessuto migliore per evitare la formazione di segni sul viso (è il più dandy in assoluto). Esistono ora in commercio anche lenzuola nella cui trama sono state inserite fibre di rame, che stimolano la capacità della pelle di produrre collagene evitando la formazione delle rughe di qualsiasi natura.

Idratazione della pelle. Ultimo consiglio è quello di tenere la pelle sempre ben idratata, con creme, oli e sieri a base di collagene che aiutino a mantenere la pelle molto elastica e a prova di ruga.


 Foto: Beauty Come evitare le rughe del sonno #sonno #beauty  Quattro consigli su come prevenire le rughe che colpiscono di notte  Dolce dormire, soprattutto appena rientrati dalle vacanze – quando la ripresa anche fisica è più difficile. Si crede che il momento del riposo notturno sia per la pelle l’apice della rigenerazione. Questo è vero, ma solo in parte: bisogna stare attenti alle “rughe del sonno” ovvero alle pieghe che si formano sul viso mentre dormiamo, a causa della pressione esercitata sul cuscino – negli uomini solitamente segnano principalmente la zona della fronte.  Quando si è più giovani spariscono poco dopo il risveglio ma con il passare del tempo, complice la perdita di elasticità della pelle, queste impiegano sempre più tempo a sparire, sino a trasformarsi in segni permanenti. Di seguito quattro consigli per prevenire e attuare le rughe del sonno sulla pelle.  Dormire supini. Dormire sulla schiena poggiando la nuca sul cuscino è ovviamente il consiglio migliore per evitare le rughe del sonno, in questo modo il viso non premerà mai contro il cuscino.  Cuscini più soffici. Se proprio non vi riesce di dormire supini l’alternativa potrebbe essere quella di scegliere un cuscino soffice, magari con un'anima di piume, che attenui quelli che sono i punti di pressione sul viso che facilitano la formazione di pieghe.  No al cotone. Sì alla seta. Un elemento che fa veramente la differenza è il tessuto di cui sono fatte le vostre federe. La seta sicuramente è il tessuto migliore per evitare la formazione di segni sul viso (è il più dandy in assoluto). Esistono ora in commercio anche lenzuola nella cui trama sono state inserite fibre di rame, che stimolano la capacità della pelle di produrre collagene evitando la formazione delle rughe di qualsiasi natura.  Idratazione della pelle. Ultimo consiglio è quello di tenere la pelle sempre ben idratata, con creme, oli e sieri a base di collagene che aiutino a mantenere la pelle molto elastica e a prova di ruga.

Il sonno? Funziona anche come antidepressivo

Il sonno? Funziona anche come antidepressivo
#sonno #dormire #depressione #benessere

Dormire bene è il primo passo per star bene , per alleviare i sintomi di ansia e stress e anche per star lontani dalla depressione. Se il legame ansia-insonnia è, anche senza scomodare studi scientifici, piuttosto immediato da intuire, quello tra sonno e depressione è più complesso.

L'ipersonnia, senza dubbio, può essere collegata alla depressione e di recente, per esempio, ricercatori della Medical University of South Carolina e del Rhode Island Hospital hanno avviato uno studio su 80 pazienti con depressione grave, moderata e post-partum per verificare le potenzialità e l'efficacia di un intervento basato sulla privazione del sonno, sulla base di alcuni studi che suggerirebbero gli effetti antidepressivi del mancato sonno, dell'alterazione dei ritmi del sonno e della fototerapia. Se certamente sarà interessante seguire i risultati, al momento quello che appare il filone di ricerche più fiorente collega più in generale l'assenza di sonno ai disturbi dell'umore.

Uno studio presentato all'ultima edizione del Fens-Forum of neuroscience dagli scienziati del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco di Baviera ha permesso di individuare un forte legame tra disturbi del sonno, ansia e ormoni dello stress. Innanzi tutto, chi soffre stress e di disturbi dell'umore spesso soffre anche di insonnia. Questo perché la fase Rem, quella in cui il sonno è meno profondo e simile alla veglia, si prolunga, provocando un aumento della produzione del Corticotropin-releasing hormone (CRH), un ormone dello stress che in quantità eccessive causa disturbi dell'umore. In laboratorio, i ricercatori sono riusciti a dimostrare per la prima volta la relazione diretta tra aumento di CRH e insonnia. E, secondo gli studiosi, tutto questo è direttamente collegato all'ansia: «L'ansia - ha spiegato Mayumi Kimura, direttrice dell'Institute's Sleep & Telemetry e curatrice della ricerca - potrebbe essere proprio il meccanismo che ci tiene svegli. Dal momento che i soggetti ansiosi non riescono a rimanere addormentati per lunghi periodi, il loro debito di sonno si accumula. Le persone con disturbi del sonno cronici potrebbero essere più predisposte alla depressione. Per questo conoscere queste associazioni tra sonno e disturbi dell'umore potrebbe aiutarci a prevedere l'insorgere di stati depressivi. Se aiutiamo i pazienti a dormire meglio – ha concluso - forse potremo evitare loro i disturbi dell'umore».

Sulla stessa lunghezza d'onda è anche un altro studio stavolta psicologico condotto dall'Università di Adelaide e appena pubblicato sulla rivista Sleep Medicine: i ricercatori hanno dimostrato che l'insonnia tra i ragazzi di 12 e 18 anni può provocare un netto peggioramento dei sintomi della depressione e degli stati ansiosi. E questo può portare, a catena, a una maggiore fragilità degli adolescenti, che potrebbero così essere più soggetti ad abuso di alcol e di droga. Nello studio, condotto tra 300 adolescenti, si sottolinea anche come la tendenza crescente degli adolescenti a ritardare l'orario del sonno può essere un fattore che predispone all'insorgere dell'insonnia.


 Foto: Il sonno? Funziona anche come antidepressivo #sonno #dormire #depressione #benessere  Dormire bene è il primo passo per star bene , per alleviare i sintomi di ansia e stress e anche per star lontani dalla depressione. Se il legame ansia-insonnia è, anche senza scomodare studi scientifici, piuttosto immediato da intuire, quello tra sonno e depressione è più complesso.  L'ipersonnia, senza dubbio, può essere collegata alla depressione e di recente, per esempio, ricercatori della Medical University of South Carolina e del Rhode Island Hospital hanno avviato uno studio su 80 pazienti con depressione grave, moderata e post-partum per verificare le potenzialità e l'efficacia di un intervento basato sulla privazione del sonno, sulla base di alcuni studi che suggerirebbero gli effetti antidepressivi del mancato sonno, dell'alterazione dei ritmi del sonno e della fototerapia. Se certamente sarà interessante seguire i risultati, al momento quello che appare il filone di ricerche più fiorente collega più in generale l'assenza di sonno ai disturbi dell'umore.  Uno studio presentato all'ultima edizione del Fens-Forum of neuroscience dagli scienziati del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco di Baviera ha permesso di individuare un forte legame tra disturbi del sonno, ansia e ormoni dello stress. Innanzi tutto, chi soffre stress e di disturbi dell'umore spesso soffre anche di insonnia. Questo perché la fase Rem, quella in cui il sonno è meno profondo e simile alla veglia, si prolunga, provocando un aumento della produzione del Corticotropin-releasing hormone (CRH), un ormone dello stress che in quantità eccessive causa disturbi dell'umore. In laboratorio, i ricercatori sono riusciti a dimostrare per la prima volta la relazione diretta tra aumento di CRH e insonnia. E, secondo gli studiosi, tutto questo è direttamente collegato all'ansia: «L'ansia - ha spiegato Mayumi Kimura, direttrice dell'Institute's Sleep & Telemetry e curatrice della ricerca - potrebbe essere proprio il meccanismo che ci tiene svegli. Dal momento che i soggetti ansiosi non riescono a rimanere addormentati per lunghi periodi, il loro debito di sonno si accumula. Le persone con disturbi del sonno cronici potrebbero essere più predisposte alla depressione. Per questo conoscere queste associazioni tra sonno e disturbi dell'umore potrebbe aiutarci a prevedere l'insorgere di stati depressivi. Se aiutiamo i pazienti a dormire meglio – ha concluso - forse potremo evitare loro i disturbi dell'umore».  Sulla stessa lunghezza d'onda è anche un altro studio stavolta psicologico condotto dall'Università di Adelaide e appena pubblicato sulla rivista Sleep Medicine: i ricercatori hanno dimostrato che l'insonnia tra i ragazzi di 12 e 18 anni può provocare un netto peggioramento dei sintomi della depressione e degli stati ansiosi. E questo può portare, a catena, a una maggiore fragilità degli adolescenti, che potrebbero così essere più soggetti ad abuso di alcol e di droga. Nello studio, condotto tra 300 adolescenti, si sottolinea anche come la tendenza crescente degli adolescenti a ritardare l'orario del sonno può essere un fattore che predispone all'insorgere dell'insonnia.

buongiorno e bentornati !!

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Buuuuuooooongiooooornooooo!